lunedì 16 gennaio 2012

25. LETTERA DEL MINISTRO GENERALE NEL QUINTO CENTENARIO DELLA MORTE DEL BEATO PAOLO DE AMBROSIS DA CROPANI, TOR. (1988)

4 ottobre 1988. Il Ministro Generale del Terzo Ordine Regolare di San Francesco, Rev.mo P. Giuseppe Angulo Quilis, indirizza una lettera a tutti i fratelli e sorelle del Terzo Ordine Regolare e Secolare di S. Francesco della Penitenza, nel quinto centenario della morte del Beato Paolo de Ambrosis da Cropani.

Prot. n. 82/88
A tutti i nostri cari fratelli e sorelle del Terz'Ordine Regolare e Secolare della Penitenza di San Francesco, nel QUINTO CENTENARIO DELLA MORTE DEL BEATO PAOLO DE AMBROSIS DA CROPANI, PACE E BENE.
Il nostro caro confratello P. Gabriele Andreozzi, T.O.R., Postulatore Generale, mi ha chiesto che vi scriva una lettera. Ho pensato seriamente: Non scrivo abbastanza lettere? Quanti fratelli e sorelle la leggeranno? Sarà una Carta in più nella pioggia di fogli, scritti, riviste, foglietti e libri, che ogni giorno ricevono. "Mai si è scritto tanto e si è letto cosi poco", dice qualcuno. Per quelli che hanno perso l'abitudine di leggere, potrei forse parlar loro alla Televisione.
Probabilmente, per la novità, mi ascolterebbero. Certamente sarebbe più pratico incidere una videocassetta, come qualcuno già fa, però scrivere una lettera... vale la pena?
E, intanto, il P. Gabriele mi visita, insiste pazientemente; sa aspettare, però non si arrende; voi che lo conoscete sapete bene che non si arrende. Mi dice che è una occasione di cui devo approfittare, che è il momento di dire una parola opportuna, che dobbiamo amare le cose nostre. Sembra la vedova del Vangelo che chiede giustizia.
Non posso far altro che scrivere una Lettera. Per quale motivo devo indirizza¬re questa lettera ai fratelli a alle sorelle dell' Ordine? Di che tratterò in essa?
Dobbiamo conoscere le cose nostre, familiarizzarci con la nostra storia.
Questo messaggio è motivato dalla celebrazione del quinto centenario (25 gennaio 1989) della morte del Beato Paolo de Amtrosis da Cropani, T.O.R.
Chi era il Beato Paolo? Lo conosciamo? Nella nostra Casa Generalizia di Roma, nel convento dei santi Cosma e Damiano, sopra la porta di entrata della mia abitazione c'e un piccolo affresco che rappresenta il nostro Beato. Entro ed esco molte volte senza notare la sua immagine. Egli è sempre presente come un testimonio della nostra storia. Per molti membri del T.O.R. è un sconosciuto; altri sanno appena il suo nome.
Però non lo hanno dimenticato i suoi concittadini di Cropani. Dope cinquecento anni, il popolo semplice che lo proclamò Beato, continua a venerare il suo sepolcro e, nei momenti difficili, ricorre a lui per la sua intercessione. E' un santo popolare della gente che lo ama e lo sente vicino e impone ai suoi bambini il suo nome; gli emigranti lo hanno fatto conoscere e venerare anche in USA e si continua a parlare di grazie e prodigi operati per sua intercessione.
Che fece questo frate del T.O.R. perché si conservi la sua memoria tra il popolo umile e devoto, nonostante la dimenticanza dei suoi fratelli del T.O.R.?
Desidero far risaltare tre aspetti della vita del nostro fratello e presentarli alla vostra considerazione, seguendo la breve biografia che di lui ci offre il P. Giovanni Parisi nel suo libro "Florilegio Serafico del Terz'Ordine Regolare di San Francesco".

1. Il Beato Paolo de Ambrosis T.O.R. un contemplativo.

Entrò nel Terz'Ordine Regolare in un momento di espansione dei penitenti francescani. In Calabria si fondano molti conventi ed anche gli eremitori si moltiplicano. Le fraternità crescono e si organizzano; l'Ordine raggiunge la sua unità con l'elezione di un Ministro Generale.
Tre anni dopo l'elezione del primo Ministro Generale, il giovane Paolo entrò nel romitorio del Santissimo Salvatore e si sentì chiamato, fin dal principio, ad una vita di orazione e contemplazione.
In brevi periodi della sua vita si dedica anche all'apostolato; i poveri sono i suoi preferiti; come uomo di spirito è un grande pacificatore, dedito alla riconciliazione dei suoi concittadini. Tuttavia non rinuncia all'orazione né la abbandona e le dedica gran parte della notte, rubando il tempo al sonno.
Tommaso da Celano ci dice di San Francesco: "Cercava sempre i luoghi nascosti, dove non solo nello spirito ma in ciascuna delle sue membra, poteva dedicarsi per intero a Dio... Quando stava nelle selve e nelle solitudini, riempiva di gemiti i boschi, bagnava il suolo di lacrime, si batteva il petto con la mano e lì, come chi ha trovato un santuario nascosto, parlava molte volte con il suo Signore... Così divenne non uno che prega, ma un uomo fatto orazione" (II Cel., cap. LXI, 94-95).
Nel dividere la sua preziosa eredità tra i suoi figli, il Padre San Francesco pare che in modo speciale abbia affidato il carisma della continua contemplazione ai fratelli e alle sorelle della Penitenza, dei quali già al suo tempo diceva Gregorio IX (Bolla "Nimis patenter", 26 maggio 1228) che "si erano ritirati in luoghi nascosti per fare penitenza" e "abbandonando le vanità di questo mondo determinarono di far penitenza con cuore contrito e spirito umiliato... per raggiungere più facilmente il premio dell'eterna beatitudine".
La nostra Regola dice: "Quelli e quelle che Dio ha chiamato alla vita di contemplazione, manifestino la loro dedicazione al Signore con gioia quotidianamente rinnovata e celebrino l'amore per il mondo del Padre che ci ha creato, ci ha redento e per la sua sola misericordia ci salverà" (Regola TOR., n. 9).
Il Papa Giovanni Paolo II, nella sua Lettera a tutte le persone consacrate, del 22 maggio 1988, dice: "Gli istituti dediti interamente alla contemplazione" occupandosi "solo di Dio nella solitudine e nel silenzio, in continua preghiera ed intensa penitenza, pur nell'urgente necessità di apostolato attivo, conservano sempre - ricorda loro il concilio Vaticano II - un posto eminente nel corpo mistico di Cristo". Ebbene, guardando a Maria, in questo speciale anno di grazia, la chiesa si sente particolarmente attenta e rispettosa della ricca tradizione di vita contemplativa, che uomini e donne, fedeli a questo carisma, hanno saputo instaurare ed alimentare a profitto della comunità ecclesiale e per il bene dell'intera società degli uomini. La Vergine santissima ebbe una fecondità spirituale così intensa, che la rese madre della chiesa e del genere umano. Nel silenzio, nell'assiduo ascolto della parola di Dio e nell'intima sua unione con il Signore, Maria si rese strumento di salvezza accanto al suo divin figlio Cristo Gesù. Si conformino, dunque, tutte le anime consacrate alla vita contemplativa, poiché la chiesa ed il mondo, che essa deve evangelizzare, ricevono non poca luce e forza dal Signore grazie alla loro vita nascosta ed orante; e seguendo gli esempi di umiltà, di nascondimento e di continua comunione con Dio dell'Ancella del Signore, crescano nell'amore alla loro vocazione di anime dedite alla contemplazione".
La vita eremitica, così caratteristica del nostro Ordine, lungi dall'essere abolita, è ufficialmente riconosciuta nel nuovo Codice di Diritto Canonico (can. 603,1).
A cinquecento anni della sua morte, il Beato Paolo continua ad essere per noi suoi fratelli un invito a riscoprire l'orazione nelle nostre vite, individualmente e comunitariamente. Attraversiamo momenti nei quali necessitiamo di fratelli che preghino e siano di esempio per gli altri, abbiamo bisogno che le nostre fraternità preghino con una preghiera sincera, viva, rinnovata, creativa. Nella nostra vita, complicata e piena di mille occupazioni, devono riservarsi degli spazi per l'orazione, nella quale possiamo trovare il riposo e le forze per il nostro lavoro apostolico.
E' il Signore che ci dice: "Venite voi soli in un luogo tranquillo a riposare un po' " (Mc. 6,31).
Negli ultimi anni, il nostro Ordine sta vivendo una nuova esperienza: l'incontro con le monache contemplative del T.O.R. Dopo secoli di disconoscenza mutua, noi fratelli e sorelle ci siamo incontrati e questo ritrovamento ci ha tutti arricchiti. L'orazione delle monache sostiene quelli che lavorano nell'evangelizzazione del mondo contemporaneo e le nostre fatiche, preoccupazioni e progetti apostolici incoraggiano e vivificano la supplica delle sorelle e danno significato alla loro vita di raccoglimento e di penitenza.
E'da pochi anni che ci conosciamo e pare che sia stato sempre così. Il T.O.R. sta ricuperando la sua identità.
I ritiri, le esperienze del deserto, le case di preghiera sono nei progetti di molte province e stanno muovendo gli indecisi loro primi passi. Spero che presto divengano effettive realtà, perché vanno incontro a una necessità degli uomini del nostro tempo e sono radicate nelle nostre origini.

2. Il Beato Paolo partecipò al Capitolo Generale di Montebello di Lodi (Lombardia) nel 1488.

Cinquecento anni fa, nel 1488, abbandonò il suo ritiro per accompagnare il P. Bernardino da Bisignano, Ministro Provinciale, al Capitolo Generale dell'Ordine, convocato per il 25 aprile dello stesso anno nel Convento di S. Maria di Pizzighettone in Montebello. Uscendo dal loro ritiro, ad onta delle difficoltà e delle distanze del viaggio, i nostri fratelli si misero in cammino, sensibili all'unità dell'Ordine, che si era realizzata pochi anni prima con l'elezione del primo Ministro Generale nel 1447.
Il viaggio fu un vero pellegrinaggio. Nelle visite ai santuari e ai luoghi francescani, aumentò il loro entusiasmo nel seguire Francesco: Roma, Assisi, La Verna, Santa Casa di Loreto. Ed il Capitolo offre loro l'occasione di vivere l'esperienza dell' Ordine e di incontrarsi con altri fratelli preminenti, fra i quali un altro contemplativo, il Beato Geremia Lambertenghi, T.O.R.
A cinquecento anni dal Capitolo di Montebello, il T.O.R. celebrerà il suo centesimo settimo Capitolo Generale, nel 1989.
I penitenti francescani del secolo XV, dispersi in eremi e conventi, erano sensibili alla vita dell'Ordine e accorsero premurosi al Capitolo. Dopo cinque secoli, noi frati del T.O.R., dispersi in tutto il mondo, abbiamo bisogno di ricuperare il senso dell'appartenenza all'Ordine, al quale siamo stati chiamati.
Per il prossimo Capitolo Generale del 1989, tutti, in un certo modo, siamo convocati. I capitolari devono abbandonare le loro abituali occupazioni e porsi in cammino per rappresentare i loro fratelli. Oggi i viaggi sono più comodi e più rapidi. Però un Capitolo Generale esige una preparazione non facile, ed è necessario studiare, consultare, riflettere e pregare.
Gli altri frati devono presentare le loro proposte, rispondere ai questionari, riunirsi, pregare. Sarà un Capitolo, già preceduto dal grande lavoro del rinnovamento delle Costituzioni, che ci aiuterà ad andar profilando la nostra identità. E' il momento gioioso dell'incontro fraterno e dell'arricchimento scambievole. La forza dello Spirito ringiovanirà la nostra vita.
Sarebbe bene che, in qualcuna delle sue sessioni, il centosettesimo Capitolo Generale del 1989 ricordi quel 1488 e si commemori con un gesto significativo, il quinto centenario della morte dell'illustre capitolare, il Beato Paolo de Ambrosis, T.O.R. Lancio l'idea; chissà che qualcuno non la raccolga?

3. Il Beato Paolo de Ambrosis e i suoi genitori.

Nella breve biografia che il P. Parisi ha scritto del Beato, mi ha gradevolmente sorpreso la relazione del Beato Paolo con i suoi genitori.
Due scene incantevoli con sua madre; ambedue a Scavigna. Nella prima, la madre appare nell'atto di collaborare con suo figlio nel beneficare i poveri; il figlio va educando sua madre alla generosità totale e alla larghezza, in favore dei bisognosi. Nella seconda, dopo il Capitolo del 1488, l'incontro con la vecchietta, già vedova, che ascolta a bocca aperta la narrazione del lungo viaggio e, finalmente, 1'addio definitivo. La madre era molto anziana, il figlio presentiva vicina la sua fine. Un abbraccio di addio e un appuntamento: nella casa del Padre.
Il Padre del nostro Beato morì durante il lungo viaggio per il Capitolo Generale. I biografi raccontano che egli conobbe la morte di suo padre, mentre celebrava la messa nella chiesa di S. Maria della Consolazione in Roma. E affermano, che ebbe il dono della bilocazione, per assistere suo padre nell'ora della morte.
L'eremita non disconobbe i suoi doveri familiari, anche con i miracoli. I1 suo esempio ci invita ad amare con tenerezza ed assistere con sollecitudine quelli che ci hanno dato la vita, ci hanno trasmesso la loro fede e, in molte occasioni, ci hanno incamminato alla vita religiosa. Grazie a Dio, nel nostro Ordine e comune questa sensibilità per i genitori dei frati, che sono strettamente legati alle nostre fraternità e sono parte della nostra grande famiglia. Mi ha fatto piacere conoscere questo aspetto del Beato Paolo, riscontrare questo lineamento, profondamente umano e cristiano, presente nel nostro modo di essere, già almeno da cinque secoli.
Fratelli e sorelle, ho soddisfatto il desiderio del nostro Postulatore: vi ho scritto una Lettera. Se vi ha interessato, se ha risvegliato in voi interesse, devozione o semplice curiosità, ricorrete con i vostri suggerimenti a P. Gabriele (Postulatore Generale - Via dei Fori Imperiali, 1. 00186 ROMA). Egli vi presterà attenzione e sarà felice del vostro interessamento ed anche della vostra collaborazione.
Tra le ragnatele e la polvere, si nascondono grandi figure del T.O.R. Conoscerle, non sarà un vivere di nostalgia, ma dare un nuovo impulso, una rinnovata vitalità alla nostra presenza nel mondo di oggi.
Per 1'intercessione di questo frate capitolare del 1488, chiedo al Signore che benedica i lavori preparatori del prossimo Capitolo Generale che, con la grazia di Dio, celebreremo a Roma, nel mese di maggio del 1989.
Roma, 4 ottobre 1988,
Solennità di N.S.P. Francesco d'Assisi.
Fraternamente.
Fr. Jose' Angulo Quills, TOR.
Ministro Generale.

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