martedì 17 gennaio 2012

29. LA PERSONALITA' E LA SPIRITUALITA' DEL BEATO PAOLO D'AMBROSIO da Cropani

di PADRE PASQUALE PITARI

Fra Paolo D'Ambrosio da Cropani (1432-1489), sacerdote del Terz'Ordine Regolare di san Francesco d'Assisi, come l'altro suo conterraneo e contemporaneo più famoso, San Francesco di Paola, fu un uomo del suo tempo, testimone penitente dell'amore misericordioso di Dio, amante della solitudine contemplativa, ma attento ai bisogni dei poveri. In più, rispetto a Francesco di Paola, ebbe il ministero sacerdotale. In una situazione sociale di grande decadenza, seppe temperare il suo zelo contemplativo con le esigenze della vita apostolica.
Da buon religioso francescano, dava il massimo impegno alla disciplina monastica: "Silentio, orationibus, divinis meditationibus, ieiuniis et disciplinis assidue erat occupatus" (Bordoni).
Da buon sacerdote "ogni giorno celebrava la Santa Messa con grande spirito e devotione" (Bordoni) ed era un "ottimo consigliere spirituale" (Vernon). Sapeva "consolare e rappacificare" (Bordoni).
Da buon penitente, viveva "orando e contemplando li sacrosanti misteri della Passione del Salvatore" (Bordoni) .
Il Signore, per la sua fedeltà, gli concesse il dono dei miracoli, sia in vita che dopo morto: fu taumaturgo. "Per l'esercizio delle sue grandi virtù, e per i prodigi che il Signore per mezzo di lui operava, si era reso il Taumaturgo nelle sue vicinanze" (Anonimo) .
Il suo culto, ininterrotto, persiste nella sua Cropani. Egli è presentato nella diocesi di Catanzaro-Squillace, dagli stessi pastori, come "una luminosa figura da conoscere, da imitare e da invocare" (Mons. Cantisani).

1. LA PERSONALITA'

a. Un uomo.

Paolo d'Ambrosio nacque a Cropani, in Calabria, il 24 gennaio 1432, da "onesti e pii genitori" (Bordoni).
Visse un'infanzia e una adolescenza nello studio e nella pratica delle più belle virtù, "mostrando per altro senno, modestia e virtù come di perfecto adulto" (Fiore).
La sua profonda pietà e formazione religiosa lo guidava nelle scelte con serietà e generosità. "Evangelii legibus eruditus fuit. … Paulus semper se virilem et generosum praestitit (si comportò)" (Vernon). "Era tanto savio et obediente al maestro, … le sue azioni parevano d'uomo di gran prudenza, non di figliolo di così giovenil età" (Bordoni). "Per la bontà del suo comportamento era chiamato Angelo" (Fiore). "O nella scuola o nella Chiesa era solito trattenersi il giorno" (Martire).
L'umanità di Paolo era splendente di cortesia e di rispetto: "cortesemente ascoltava" (Bordoni).

b. Un francescano.

Quando ebbe 15 anni, Paolo sentì la vocazione di consacrarsi al Signore. Scelse di condurre per sempre una vita tutta dedita alla contemplazione e alla penitenza fra i terziari francescani dell'eremo di San Salvatore, presso Cropani. "Magnum adeo progressum fecit in virtute tempore Novitiatus" (Vernon). "In monastica observantia, et exercitiis spiritualibus coeteris praestabat (era zelante)" (Bordoni).

c. Un sacerdote

Divenne sacerdote nel 1458, a ventisei anni, e da allora alla vita eremitica aggiunse la vita attiva, accogliendo quanti ricorrevano a lui. Dotato del dono della profezia e della conoscenza dei più intimi segreti del cuore, donava a piene mani luce e conforto e sospingeva tutti verso mete più alte, da esperto consigliere spirituale. "Superiorum iussu, initiatus sacerdotio, Missam quotidie celebrabat eximia pietate" (Veron). "Multi ad eum accurrebant pro consiliis tum animae tum corporis, quorum mentem et cordis desideria antequam loqueretur praenuntiabat illis, ministrando documenta salutis" (Bordoni). "Ad eum plerique (i più) confugebant (si rifugiavano), velut ad peritissimum conscientia moderatorem" (Vernon). "Nemo accessit ad eum tristis, qui non redierit consolatus; dissidentes facili negotio reconciliabat ad invicem" (Bordoni).

d. Un taumaturgo

Gli onori e la venerazione del popolo non si addicevano alla sua grande umiltà e fra Paolo ottenne allora di ritirarsi nell'eremo di Scavigna, non molto lontano. "Più gustava la famigliare conversazione del suo Signore, che quella degli uomini… Aborriva, infatti, i concorsi degli uomini. Questi li accettava solo se si "frammezzavano gli interessi di Dio… Ma quanto egli studiava come se-pellirsi fra le tenebre delle solitudini, tanto più studiava il Cielo come discoprirlo con la Luce de' suoi favori" (Fiore). "Per l'esercizio delle sue grandi virtù, e per i prodigi che il Signore per mezzo di lui operava, si era reso il Taumaturgo nelle sue vicinanze" (Anonimo). "Sparsa la fama della sua bontà gli concorreva della gente, menandoci infermi e altri travagliati, e tutti eran da colui consolati" (Martire).

e. Un itinerante.

L'obbedienza lo distolse dalla sua beata solitudine e lo fece peregrinare da un capo all'altro d'Italia, per partecipare al capitolo generale del suo ordine, che si celebrava a Lodi, in Lombardia. Era il 1488. (Bordoni).
Lungo il percorso, sia di andata che di ritorno, i santuari di Roma, Assisi, Loreto e di altri luoghi furono le sue mete più ambite, come pellegrino, penitente e asceta (Bordoni).
A Roma, il Signore volle premiare tanta fede e tanto sacrificio, con il concedere al Beato Paolo il dono della bilocazione per assistere il padre morente (Bordoni).

f. Sorella morte.

Tornato a Scavigna, Fra Paolo salutò per l'ultima volta sua madre e "dopo di haverla consolata con filiale amorevolezza le predisse il giorno della sua morte" (Anonino). Qui, dopo 4 o 5 giorni di febbre, sorella morte lo prese con sé il 24 gennaio 1489, all'età di cinquantasette anni.
Ai suoi funerali e poi alla sua tomba si susseguirono strepitosi prodigi.
Il suo culto è stato ininterrotto, fino ad oggi.

2. LA SPIRITUALITA'

a. L' amore per Cristo e per Maria

Nella vita di Fra Paolo il rapporto con Dio aveva un'importanza unica, prioritaria rispetto ad ogni altra occupazione. Il coro, la preghiera, le divine meditazioni, la celebrazione della Santa Messa, la contemplazione del Crocifisso occupavano il primo posto. In tutte queste cose i biografi dicono che Fra Paolo "erat assiduus" (Bordoni). Nelle iconografie il Beato è sempre rappresentato contemplante e adorante la croce o con la croce in mano. Era nel nome di Gesù Crocifisso e Redentore che Fra Paolo offriva la sua opera di consigliere, di rappacificatore, di predicatore e di confessore. A tutti dava "documenta salutis" (Bordoni), ossia le indicazioni certe per la salvezza.
Il romitorio-convento di Scavigna era dedicato a Santa Maria dello Spirito Santo e l'ospizio del TOR di Cropani a Santa Maria delle grazie. Il Bordoni dice che Fra Paolo "erat multum devotus" di Maria (Bordoni). Condotto da Cristo e da Maria, il beato visse le virtù teologali e cardinali in modo luminosissimo. Da buon francescano, sulla scia di San Francesco d'Assisi, si consacrò totalmente a Cristo con i voti religiosi, vivendoli e facendoli vivere in modo "egregio". "Mores egregie reformabat, potens in opere et sermone, perducendo illos ad perfectionem vitae religiosae" (Bordoni). "Mores reformavit suorum subditorum, quos magis exemplo et opere, quam verbo et persuasione ad perfectionem vitae religiosae perduxit" (Bordoni).
Ma Paolo amò teneramente Cristo e lo servì anche nei "lebbrosi" del suo tempo, proponendo a tutti la via del Vangelo della carità, del perdono e della misericordia. "Nemo accessit ad eum tristis, qui non redierit consolatus" (Bordoni).

b. La penitenza

Il beato Paolo, sulla scia di san Francesco, uomo penitente, abbracciò il valore-dono-dovere evangelico della penitenza con gioia ("plurimum in deliciis"), lo amò, lo visse, lo testimoniò. Fu il segreto della sua amabilità e della efficacia della sua azione, come uomo di Dio e come uomo vero, forgiato di verità e di sapienza. "Mortificava il suo corpo con lunghi digiuni, discipline, cilicii e flagelli per mantenerlo soggetto alla ragione" (Bordoni). "Mirabantur omnes quantum praevaleret supra caeteros sapientia et fortitudine in disciplinae monasticae rigida observatione. Silentium, meditatio, austeritas illi, plurimum in deliciis erant" (Vernon).

c. La contemplazione

Il serafico Padre San Francesco, -dicono i suoi biografi-, spesso si ritirava nelle selve e nei romitori di La Verna, di Rivotorto, … per contemplare le realtà di Dio e, piangendo, gridava "L'amore non è amato" oppure ripeteva "Dio mio, mio tutto". Fra Paolo, vero figlio di Francesco, aveva fatto della contemplazione la sua ascesi quotidiana. Nel rapporto con Dio, in comunione con i frati o nella solitudine delle grotte, nel silenzio di San Salvatore o di Scavigna, conventieremi lontani dal centro abitato almeno un miglio, Fra Paolo viveva e "gustava la famigliare conversazione del suo Signore". La sua preghiera "famigliare" era la lode, o la liturgia delle ore, o la penitenza per i peccati degli uomini, oppure la meditazione del senso delle cose, alla luce della Parola di Dio e delle promesse celesti. In questo, Fra Paolo era il testimone della trascendenza, richiamo all'essenza della vita, monito per gli uomini suoi fratelli a non lasciarsi distrarre dalle vanità e dalle vacuità. "L'uomo di Dio, più gustava la famigliare conver-sazione del suo Signore, che quella degli uomini… Ma quanto egli studiava come seppellirsi fra le tenebre delle solitudini, tanto più studiava il Cielo come discoprirlo con la Luce de' suoi favori" (Fiore).
L'apice della contemplazione era la celebrazione della Santa Eucaristia, in cui, con Gesù sulla croce, anche lui si immedesimava vittima per la salvezza di quel mondo, che lui aveva abbandonato, ma per amore: per meglio servirlo con la sua preghiera oblativa e il suo saggio consiglio. "Quotidie immaculatum sacrificium Deo offerebat" (Bordoni).

d. La pace

Il valore della pace è preminente nella spiritualità di Fra Paolo. Lui era uomo di pace, secondo lo spirito delle beatitudini, perché pieno di Dio, l'unico vero principio della pace per l'uomo. La pace che Paolo viveva, la sapeva trasmettere. Ecco perché le genti ricorrevano a lui; e lui tutti ascoltava, consolava e guidava, anche se qualche volta questo avveniva con sofferenza interiore. Insomma, la sua non è stata una santità facile: cercava quell'equilibrio interiore tra l'essere "tutto di Dio" e l'essere "tutto di tutti". "Dissidentes facili negotio reconciliabat" (Bordoni). "Cortesemente ascoltava, dandoli documenti di salute" (Bordoni). "Nessuno mai s'accostò a Lui travagliato, che non si partisse ancor consolato" (Bordoni).
Concludiamo con le parole ispirate del pastore, Mons. Antonio Cantisani, che ha proposto il beato come modello dell'essere chiesa oggi nella storia, modello di conversione e di fede, nella Esortazione pastorale Convertitevi e credete al Vangelo: "Sente con più viva intensità il bisogno di essere «strumento di pace» chi ha avuto la grazia di rimanere affascinato dal carisma di S. Francesco d'Assisi. Così è avvenuto per il Beato Paolo. Accoglieva persone di ogni condizione e di ogni ceto: e per tutti aveva parole di conforto, e tutti esortava alla comprensione, alla riconciliazione, al perdono, alla pace".
Il 1980 è iniziato il processo di beatificazione ufficiale da parte della chiesa. Ma già nel passato più volte era stato iniziato, mai giunto a termine per le vicende politiche avverse. Il processo si è concluso il 10 settembre 1996, ma il 20 ottobre 2011 è stato ripreso dall'Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone, su invito del postulatore generale del TOR Padre Pino Neri, per un supplemento di indagini finalizzate al riconoscimento del culto ab immemorabili e delle virtù eroiche. Giovedì 15 marzo 2012, concluso il processo suppletivo, tutti gli elaborati sono stati depositati presso la Congregazione dei santi a Roma. Ora si attende il decreto di validità del Processo. Poi, ottenuto il relatore, deve essere preparata la Positio, ossia la tesi da studiare. I voti dei teologi porteranno il Papa ad emettere il giudizio definitivo. Dio sia benedetto nel suo beato Paolo D'Ambrosio. Amen

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