lunedì 16 gennaio 2012

22. I CONFRATELLI DEL BEATO PAOLO IN CALABRIA di P. GABRIELE ANDREOZZI (1989)


Nella seconda cappella a sinistra di chi entra nel duomo di Cropani è esposta alla venerazione dei fedeli la statua del Beato Paolo de Ambrosis da Cropani, che è insieme il suo reliquiario.
E' un frate di bell'aspetto, ancor giovanile, vestito di un saio nero pieghettato, stretto ai fianchi dalla corda francescana, l'abito che indossano attualmente i frati del Terz'Ordine Regolare di San Francesco, al quale il Beato appartenne.

1. IL TERZ'ORDINE REGOLARE DI SAN FRANCESCO - ORIGINI PROSSIME E REMOTE

E' un ordine antico, solennemente approvato dal papa Niccolò V nel 1447, ora composto di un migliaio di membri, sparsi non soltanto in Italia e in Europa, ma anche nelle Americhe, in Africa e in Asia. L'ordine è ora inesistente in Calabria, ma una volta contava ben ventotto conventi in questa regione (1).
Le origini remote di quest'ordine si perdono nel buio dei tempi, traendo esso la sua origine dall'antico Ordine della Penitenza, preesistente allo stesso San Francesco d'Assisi e del quale il santo fece parte subito dopo la sua conversione. A chi infatti domandava loro chi fossero, Francesco e i suoi primi compagni Bernardo e Pietro rispondevano: "Noi siamo gli uomini della penitenza della città di Assisi" (2).
Già ai tempi di San Francesco, i frati della Penitenza, come si ricava dalla lettera "Nimis patenter" di Gregorio IX, datata 26 maggio 1228 (3) non vivevano tutti nelle proprie case, ma alcuni "per fare penitenza si erano ritirati in segreti recessi".
Erano gli eremiti, gli "amici di Dio", come li chiamava Gregorio IX: uomini di ogni età, dalla lunga barba fluente, sotto una chioma incolta, vestiti di una tunica di lana non tinta che arrivava al ginocchio, stretta ai fianchi da una cintura o da una corda, con in mano un lungo bastone, talvolta una croce, un libro, un rosario. La croce che vediamo nella destra del nostro Beato è, dunque, un elemento storico della sua iconografia.
Gli eremiti non attendevano solo alla preghiera o alla custodia di una cappella, ma si rendevano spesso spiritualmente e socialmente utili: si trasforma¬vano in predicatori itineranti, riaccendendo la fede, sanando le discordie, spegnendo i focolai delle guerre; traghettavano i viandanti da una sponda all'altra di un fiume, accoglievano i pellegrini, dando loro alloggio e ristoro, curavano gli ammalati. Sullo stretto di Messina erano loro che alimen¬tavano il faro sulla torre di San Ranieri e raccoglievano i naufraghi.
La Calabria, come tutti sanno, fu della "la nuova Tebaide", per il gran numero di eremi che, dopo il mille, costellarono i più reconditi e impervi recessi, specie sulla Sila e la piccola Sila, formando zone eremitiche e monasteri celebri, fra cui ricordiamo la Certosa di S. Stefano del Bosco a Serra S. Bruno, dove morì lo stesso santo fondatore dei certosini. Pensiamo a Gioacchino da Fiore, che fondò l'eremitica congregazione florense, a fra Angelo Clareno, che venne a morire a S. Maria dell'Aspro, presso Marsico Vetere, nel 1337, a San Francesco di Paola, eremita e fondatore dei Minimi, inizialmente seguace di San Francesco d'Assisi.
E' certo che all'apparire del santo Poverello, il suo fascino si diffuse largamente anche in Calabria e lo seguirono in molti. Erano calabresi i frati minori martirizzati in Marocco nel 1227. E' comprensibile che anche e soprattutto gli eremiti siano stati conquistati dall'ideale francescano, così ad essi congeniale, e siano divenuti seguaci di lui, entrando a far parte del Terz'Ordine della Penitenza, pur rimanendo negli eremi.
L'esistenza in Calabria di eremiti di espressa professione francescana nell'Ordine della Penitenza o Terz'Ordine di San Francesco risulta con certezza ai primi decenni del '400.
La notizia più antica ci viene da fra Giovanni Fiore da Cropani (+1688). Nella sua opera "Della Calabria Illustrata", il dotto scrittore cappuccino parla di una bolla di Eugenio IV del 1439 "ove si racconta che fra Biagio, uomo di Calabria, con altri frati del Terz'Ordine, forse tratti dal grido degli altri già claustrali alquanto prima, si ritirarono in alcuni luoghi della Marca per amore della virtù e della penitenza, ma avendo quivi incontrate alcune marose procelle, ebbero il loro meglio il ritornarsene nella Calabria. Arrivati in Bisignano e accolti con umanità dall'abate Giacomo, ottennero da lui un luogo assai comodo per ritirarvisi claustrali, dove per viepiù stabilirvisi, ne ottennero conferma dal suddetto papa Eugenio, diretto all'Archimandrita di S. Adriano, comincia "Sedis Apostolicae gratiosa benignitas", spedito in Fiorenza l'anno 1439, concedendo loro non pure la conferma del suddetto luogo, ma la facoltà ancora di allargarsi in due altri. L'anno dunque 1440 F. Pietro da Pedace passò in Cropani e vi fondò il monastero detto allora del Salvatore" (4).
Il nostro De Sillis parla di una bolla, ottenuta il 6 febbraio 1439 da fra Biagio Margione calabrese di Sinisi, nella quale egli veniva autorizzato a costruire conventi dentro e vicino alle città, ma afferma di aver veduto soltanto carte "scripturas perantiquas" e non parla della permanenza dei frati calabresi nelle Marche:
"Visitanti mihi Provinciam Calabriae (Il De Sillis fu ministro generate dell'Ordine dal 1607 al 1613), venerunt ad meas manus scripturae quaedem perantiquae, in quibus inter alia perlegi qualiter Pater Blasius Margionus Calaber de Sonisi, tertii ordinis S. Francisci regutaris observantiae, ivit Florentiam et die 6 februarii 1439 obtinuil ab Eugenio IV Bullam quamdam Archimandritae S. Adriabi dioecesis Rossanensis directam, ut sibi placeret fratribus tertii ordinis S. Francisci opem terra pro construendis coenobiis intus et prope civitates et terras, eo quod propter inolestias lastrunculorum cogebantur vitam heremiticam deserere. Qui pater Blasius, et una secum frater Petrus de Pedaciis in brevi construxerunt monasteria Bisiniani, Cropani, Orioli et alia" (5).
IL Sordoni (6) riferisce quanto ha appreso dal De Sillis, con l'aggiunta di un solo particolare, riguardante la fondazione del convento di Oriolo, come vedremo.
Mettendo insieme quanto apprendiamo dai tre autori a quanto posteriormente è venuto alla luce, possiamo dunque cosi narrare la storia delle origini del Terz'Ordine Regolare in Calabria: esistevano già da tempo immemorabile in Calabria gli eremiti del Terz'Ordine di San Francesco. Forse in occasione dell'Indulgenza della Porziuncola, che attirava ad Assisi da ogni parte ogni genere di pellegrini, gli eremiti calabresi conobbero gli eremiti della Marca "già claustrali alquanto prima" e si unirono a loro in alcuni luoghi della Marca "per amore della virtù e della penitenza".
Chi possono essere stati questi eremiti della Marca "già claustrali"? Sappia¬mo con certezza che nel 1409 esisteva già la Provincia del Montefeltro, dato che in tale data il suo ministro fra Antonio da Lucera dei Saraceni aveva ricevuto in donazione l'eremo detto di Bonora a Montefiore Conca (7). Sappiamo che il 14 aprile 1436, ministro generate del Terz'Ordine era fra Onofrio da Mondavio (paese delle Marche, in provincia di Pesaro) che in tale veste delegava il suo vicario fra Stefano da Como a ricevere la professione di alcune suore (8). Sappiamo che il 15 dicembre 1436 il detto fra Onofrio da Mondavio era ricevuto in udienza a Bologna dal papa Eugenio IV, insieme a San Giovanni da Capestrano e al vescovo di Rimini Cristoforo e che in tale occasione il papa assolveva i terziari da ogni censura e li autorizzava a vivere in comunità (9). Sappiamo infine che il 3 agosto 1448 era ministro della Provincia della Marca, Ira Pietro da Rimini (10). Tutto ciò sta a dimostrare che realmente nelle Marche il Terz'ordine era già "claustrale" e possedeva più luoghi, dove i frati calabresi poterono essere accolti.
Di che natura possano essere state le "marose procelle" che costrinsero i calabresi a rimpatriare, non è facile intuirlo.
E' certo che nelle Marche esistevano molti romitori sia degli eretici fraticelli, come dei Fratres de paupere vita di fra Angelo Clareno (11), detti anch'essi "fraticelli", come pure di eremiti terziari francescani, come sopra abbiamo dimostrato.
Ed è anche certo che contro tutti questi era in atto una caccia spietata ad opera degli Inquisitori contro l'eretica pravità, francescani e domenicani, incaricati dai sommi pontefici di estirpare con ogni mezzo una simile zizzania, con la conseguenza che talvolta, insieme alla zizzania, poteva essere estirpato anche il buon grano.
E' probabile che per sfuggire a queste "marose procelle", i frati calabresi abbiano preferito rimpatriare.
Ma è anche più probabile che per "marose procelle", Il Fiore abbia inteso parlare della forzata espulsione dei frati terziari dai loro conventi, ad opera dei frati gerolamini di fra Pietro Gambacurta pisano, che ebbe il suo epilogo nel 1432, con la bolla di Eugenio IV "Apostolicae servitutis officium", datata 7 luglio 1432 (12).

2. EREMI E CONVENTI IN CALABRIA NEL '400 E '500

Riteniamo che, nelle lontane Calabrie, i frati siano stati avvertiti delle mutate condizioni, dopo l'udienza concessa da Eugenio IV a fra Onofrio da Mondavio ministro generate del Terz'Ordine, accompagnato e garantito da San Giovanni da Capestrano, nel 1436. Non è del tutto improbabile che una copia della lettera "Noveritis qualiter" di San Giovanni da Capestrano sia pervenuta laggiù.
IL facto è che i frati di Calabria trovarono il coraggio di presentarsi personalmente ad Eugenio IV, che viveva allora a Firenze, per ottenere il suo appoggio presso i vescovi, in modo che fosse loro consentito di fondare conventi dentro o vicino alle città e alle terre, per sfuggire alle molestie dei ladroni.
La lettera apostolica "Sedis Apostolicae gratiosa benignitas", che il Fiore dice essere stata emanata nel 1439, non si trova in Vaticano nè si legge nelle varie compilazioni, come il Bullarium Franciscanum o l'Archivium del Bordoni, il che tuttavia non osta alla sua autenticità, dato che, come è noto, le bolle a carattere privato venivano trascritte nei regesti pontifici, solo a richiesta dell'interessato. L'esistenza della bolla è però confermata dal De Sillis, che ne conosce la data (6 febbraio 1439), il destinatario e il contenuto e riporta il nome completo dello stesso fra Biagio: "Pater Blasius Margionus Calaber de Sinisi".
IL Bullarium Franciscanum riporta però altre due bolle riguardanti lo stesso fra Biagio: la "Sollicitae considerationis indagine", emanata da Eugenio IV il 3 febbraio 1440 (13) e la "Sollicitae considerationis" emanata dallo stesso Eugenio IV il 14 marzo 1440.
Nella prima si dà mandato all'Archimandrita di S. Elia di Carbona e all'arci¬prete "de Sevitio Anglonensis dioc."di indagare sui meriti e l'idoneità "dilecti filii Blasii de Sevitio, presbiteri dictae dioecesis asserentis se ordinem S. Francisci de poenitentia nuncupati expresse professum" che ha avanzato richiesta di essere investito del beneficio del monastero di S. Nicola de Farnete, i cui frutti, redditi e proventi non superano gli annui venti. fiorini d'oro. Il monastero, appartenente all'ordine di S. Benedetto, era privo di abate e di monaci.
Nella seconda bolla si dà mandato al vescovo di Anglona di nominare abate del monastero di San Nicolò di Farneta Angelo de Angelo dell'ordine di San Benedetto, dato che Biagio de Senisio non si è curato di assumere il regime e I'amministrazione del detto monastero, da sei anni indebitamente occupato da Roberto de Sinisio, presbitero della stessa diocesi. Il fatto fa onore a fra Biagio, che dimostrò così di essere uomo di pace, avendo preferito rinunciare ad un tetto, anziché entrare in lite con un confratello nel sacerdozio, per giunta suo concittadino.
In ordine cronologico, presentiamo ora un prospetto dei conventi del Terz'ordine Regolare che sono esistiti in Calabria nei secoli XV e XVI.

ORIOLO
La prima fondazione sembra che sia stata quella di Oriolo, in diocesi di Anglona, intitolata a San Francesco, risalente al 1439. Si deve a fra Biagio Margione, calabrese, della terra di Sinisi, e ai suoi compagni.
il Bordoni ci tramanda il ricordo di un fatto prodigioso, che sarebbe avvenuto nella fondazione di questo convento: "Conventus primo aedificatus fuit ab eodem in loco, quem postea, ruinam minatem, a Deo revelatione accepta, alio transtulit, inter duo flumina et S. Julianum" (15). Il terreno sul quale fra Biagio stava gettando le fondamenta era un terreno franoso. Per divina rivelazione, fra Biagio seppe dell'imminente pericolo e trasferì la costruzione in luogo sicuro, nel piano, tra due fiumi e San Giuliano.
Era nato ad Oriolo il quarantaseiesimo ministro generale dell'ordine, fra Dionisio Colomba, eletto nel capitolo generale tenuto ad Imola il 20 maggio 1589, nel convento di S. Maria del Piratello. Morì lo stesso anno e Sisto V il 22 gennaio 1590, lo sostituì con un vicario apostolico, nella persona di fra Serafino Masnaga da Milano.
IL convento di Oriolo fu uno dei sette che si salvarono nella soppressione dei conventi piccoli, ordinata da Innocenzo X nel 1653.
Nel Capitolo Generale del 1707, fu letto un memoriale del P. Maestro Vincenzo Brancia, il quale chiedeva che fossero concesse le lettere di fondatore del nuovo convento di Oriolo in Calabria all'eccellentissimo marchese Ferdinando Spinelli, che a sue spese volle ricostruire il convento. Fu risposto che era giusto concedere tali lettere, per premiare la buona intenzione di fare del bene alla nostra religione (16).

BISIGNANO
IL convento di S. Maria delle Grazie a Bisignano fu fondato anch'esso da fra Biagio e compagni nel 1440, su una casa e un fondo donati da Giacomo degli Abbati, cittadino di Bisignano.
Si salvò anche questo dalla soppressione innocenziana. Fuori Bisignano, c'era un altro convento, forse un eremo, dedicato a S. Maria di Loreto.
Nell'opera "Il Regno delle Due Sicilia" (17), troviamo qualche altra notizia: "Nei 1446 un Ospedale e un Romitorio furono concessi ai Minori Terziari, o Continenti, per collocarci un Monastero della loro regola, con la bolla che fu indirizzata al Vescovo Piscicello da Eugenio IV. Il nuovo convento fu soppresso nel 1809. Il convento di S. Maria di Loreto, che fu del medesimo ordine, era rovinato avanti il 1652".

Luogo dov'era il convento e la Chiesa di San Salvatore a Cropani
CROPANI
Risale parimenti al 1440 il convento di Cropani, fondato da fra Pietro de Pedace e dedicato a San Salvatore. Fu santificato dalla virtuosa vita del Beato Paolo de Ambrosis da Cropani, il quale visse però anche in altri conventi, cioè in quello di Terranova, di cui fu confondatore e nel romitorio di Scavigna, in territorio di Belcastro, dove morì.
Il Padre Fiore (18) ne scrive così: "Monastero oggidì soppresso, ma perché antichissimo, ed il secondo di questa Religione nella Calabria, vò registrare la storia, raccolta da M. S. antichi. Fra Pietro dunque da Pedace, come di sopra si è tocco, l'anno 1440, passato da Bisignano in Cropani, ed accolto amorevol¬mente da un tale per nome Pietro Massaro, da bene e benestante di facoltà, a cui dichiarato il fine della sua venuta, gli donò egli un territorio, ove l'altro edificò una Chiesolina col nome del Salvatore, e vi attaccò poche cellette per l'abitazione, e sua, e de' suoi compagni, alla quale donazione l'anno seguente del 41 aggiunse un altro Territorio, ed anche sé medesimo, se non religioso, vestito almeno dell'abito stesso in una casettina, attaccata alle lor celle. Che poi l'anno 1450, già morto lor lasciò il rimanente della sua robba, e tutto se medesimo seppellito in quella Chiesa. Partiti intanto li religiosi, con non lasciar ivi, che un solo Terziario, da ciò animato un nipote del defunto Benefattore, Prete per nome D. Giovanni Massaro, che mal soffriva la disposizione fatta dal Zio, andato in Catanzaro, ed esposta a quella Corte la partenza de' Religiosi, e l'ereditaria successione alle robbe del Zio, se l'ottenne a titolo di beneficio, e di facto ne prese il possesso. Fra questo mentre ritornato Fra Pietro con i suoi compagni, e querelatosi in Catanzaro dell'aggravio ricevuto, ebbe favorevole il decreto, dal quale però appellandosi a Reggio il Prete, venne la causa commessa a Monsignor Michele Cosa, Vescovo dell'Isola, il quale passato in Cropani restituì a' frati il Monasterio, e la Chiesa, alla quale di vantaggio concesse giorni 40 d'indulgenza in perpetuum li sei agosto. Ma perché la distanza dall'abitato portava qualche incomodo a' Frati infermi, ed agli altri, quali, o per occasione della cerca, o per altro affare, eran in necessità di venir alla Terra; ottennero da Sisto IV con la Bolla sotto la data del 23 marzo 1476, la Chiesa di S. Maria la Grazia presso le mura, alla quale attaccate alcune celle l'istituirono per lor Ospizio, ed Infermeria. Aggiunge l'Epitomo che vi fu eretta una Confraternita detta li Battenti. E nulla di meno infestati li Religiosi del Salvatore dalla gente di Campagna l'anno 1613, presero ad ingrandir l'Ospizio che poi perfezionarono in forma di Monasterio compiuto. Abbandonato l'altro, vi si ritirarono l'anno 1622. Finalmente l'anno 1653 restò insieme con gli altri soppresso dalla Bolla di Papa Innocenzo X, e l'entrate ripartite da Monsignor Fabio Olivadesio Vescovo di Catanzaro fra il Capitolo della stessa Terra e le Monache ripentite della suddetta Città".
Abbiamo cercato la bolla di Sisto IV, ma senza risultato. Nel Bullarium Franciscanum (19) abbiamo però trovato la seguente nota: "Fratribus Tertii Ordinis provinciae Calabriae concedit (Sisto IV) iuxta ab ipsis postulata, ut domum quamdam, quam sub invocatione S. Salvatoris habebant longe ab oppido Cropani, dioec. Catacen, propter loci distantiam et aeris intemperiem sibi valde incommodam, mutare possint in aliam sub titulo S. Mariae de Gratia, prope dictum oppidum aediticandam, ibidemque confraternitatem S. Salvatoris, alias de Battenti vocatam admittere".
La mancanza dell'originale di questa bolla si spiega con il fatto che il libro 105 del Bullarium di Sisto IV non c'è più nell'Archivio Vaticano.
Per ciò che riguarda la sostanza di questa bolla, crediamo di poter trarre le seguenti conclusioni: nel 1477 era costituita la Provincia di Calabria del Terz'Ordine Regolare di S. Francesco; la richiesta dei frati, accolta da Sisto IV, mirava non tanto ad avere in Cropani un'infermeria od un ospizio, quanto alla definitiva chiusura di San Salvatore e alla costituzione della nuova casa in paese; nella vita del Beato Paolo, si legge che proprio nel 1477, insieme ai frati Bernardino Negra e Ludovico de Marco, ottenne la concessione del luogo di S. Maria di Loreto a Terranova, juspatronato di Giovanni Falconiari (20).
La coincidenza dei due Patti avvenuti nel 1477 non è forse casuale, ma potrebbe indicare un contrasto ideologico tra i frati che volevano rimanere fedeli all'eremitismo e quelli che miravano all'inurbamento. Il Beato Paolo sarebbe stato dei primi: per salvare la vocazione penitenziale ed eremitica il Beato non esitò dunque ad abbandonare la sua terra e i suoi genitori e andare lontano, dove nessuno lo conosceva e dove avrebbe potuto vivere più liberamente la sua vocazione.
In realtà il progettato trasferimento dalla campagna al paese non si realizzò in breve tempo; per i primi tempi la casa in paese non fu altro che un ospizio per i frati malati e i loro assistenti; solo nei primi decenni del seicento, venne ingrandito l'ospizio, costruita o forse ricostruita e ampliata la chiesa, e i frati vi si trasferirono, lasciando il vecchio convento di San Salvatore, e portando con sé le venerate spoglie del Beato Paolo.
Attualmente una via del paese si chiama Via delle Grazie, ma della chiesa e del convento non vi e più alcuna traccia. Forse quarant'anni fa, a quanto mi diceva un'anziana donna del luogo, si vedevano ancora su una parete delle teste di santi.
Nel 1653, il convento di Cropani rientrò nella soppressione innocenziana dei conventi piccoli e il corpo del Beato Paolo, alla fine della quaresima del 1653, venne di comune accordo traslato nella chiesa maggiore, con la condizione che dovesse essere restituito, se i frati fossero riusciti a ricuperare il convento, il che non è finora avvenuto.
Il corpo del Beato Paolo è dunque ora qui venerato, come scrive il Bordoni, (21) "frequenti fidelium concursu, sicut in propria Ecclesia sui ordinis venerabatur".
La via che passa davanti alla casa che si ritiene sia stata la casa natale del Beato, contrassegnata da una piccola edicola e da una scritta devota, si chiama da tempo immemorabile "Corso Beato Paolo". Un'immagine su un altare e un'altra nell'abside ed un'edicola sulla strada ricordano il Beato nella locale chiesa dei cappuccini.
Le celebrazioni del V Centenario del Beato Paolo sono state una riprova di quanto, nonostante tutto, siano ancor vive nella popolazione la memoria e la venerazione verso il santo concittadino.

BELVEDERE
Per ordine di antichità, viene ora il convento di S. Nicola "de Palumbaria" a Belvedere in diocesi di San Marco Argentano. Come si ricava dalla bolla di Eugenio IV "Solet Apostolicae Sedis copiosa benignitas" datata il 13 novembre 1441 e diretta al Vescovo di San Marco (22), i frati Nicola Artesio e gli altri frati del Terz'Ordine di S. Francesco della Penitenza della provincia di Calabria, capitolarmente congregati, secondo l'uso dei frati minori, avevano chiesto che la detta casa con l'oratorio, Porto, le officine, diritti e pertinenze, abbandonata dai frati minori, perché "incongrua et inutilis" venisse ad essi concessa per autorità apostolica. Il papa concedeva quanto richiesto e incaricava il vescovo di San Marco, dopo diligente verifica, ad immettere i richiedenti nella possessione.
Il convento non fu compreso fra quelli soppressi da Innocenzo X, perché precedentemente lasciato, non sappiamo in che anno e per quale motivo (23).

BELCASTRO
Il 7 gennaio 1443, come risulta da apposito istrumento (24), il vescovo di Belcastro concedeva a fra Pietro de Pedagiis, povero del Terz'Ordine di San Francesco, di poter edificare un "opus salutaris perfectionis", in onore di S. Maria dello Spirito Santo e di S. Francesco, su un fondo donato dai fratelli carnali Domenico e Nicola de Clava, in località denominata Scavigna nel territorio di Belcastro, presso la Serra Alta.
Attiguo all'eremo di S. Maria dello Spirito Santo e di San Francesco, ce ne doveva essere un altro, anch'esso occupato da frati che si dicevano del Terz'Ordine di S. Francesco.
Il 14 maggio 1446 arrivò una bolla pontificia: "Fr. Francisco de Ursino (Verzino) et Sociis Tertii Ordinis S. Francisci, scribit (Eugenio IV) circa oratorium B. Mariae de la Florestella in Calabria. Dat. Romae, apud Sanctum Petrum, Anno MCCCXXXXVI, Pridie Idus Maii, Pont. anno sextodecimo". "Justis penitentium votis" (25).
Nel Bullarium Franciscanum, si ha la seguente nota: 171. 1446, maii 14, Romae. Scribit (Eugenius IV) pro fr. Francisco de Ursino et socis Tertii Ordinis circa oratorium B. Mariae de la Florestella in Calabria. Iustis. Pridie ides maii, a. XVI" (26).
IL Bullarium Franciscanum rimanda però agli Annales del Wadding, (ad a. 1446, n. 27) dove si legge: "Secundus (conventus) S. Mariae de la Florestella, Belcastrensis diocesis in Calabria, ex quo eiecti sunt fratres, orta in illis partibus magna seditione" (27).
Nella carta geografica militare (F. 242), vediamo segnato il toponomastico "Santa Maria" senza altra specifica e non lontano vengono segnalate le "Grotte Beato Paolo". Poco lontano, su una notevole estensione di terreno si legge: "Cicco l'Orbo" ed inoltre "C. Cicco l'Orbo" (Casa di Cicco l'Orbo?).
Fu in quest'eremo che chiuse i suoi giorni il 24 o il 25 gennaio 1489 il nostro Beato Paolo.
Una tradizione ancor viva vuole che, dopo la morte del Beato, tra quei di Cropani e quei di Belcastro si sia accesa una disputa sul luogo della sua sepoltura. Inutili furono gli sforzi dei belcastresi, che non riuscirono a sollevare la salma per la sua enorme gravità, sicché, come il Beato aveva predetto, le sacre spoglie vennero deposte nella chiesa di S. Salvatore a mezzo miglio da Cropani e traslate a S. Maria delle Grazie, quando ivi si trasferirono i frati.
Il mantello del Beato però, che i belcastresi riuscirono a strappare di mano ai cropanesi, fu conservato come preziosa reliquia a Belcastro.
Dell'eremo di Scavigna ora non rimane che un rudere, mentre assai ben conservate sono le Grotte del Beato Paolo, adibite ad usi agricoli.
La vicinanza della casa di Cicco l'Orbo all'eremo non è senza significato, giacché ci conferma se non altro l'esistenza storica di questo che fu il primo biografo del Beato.
Scriveva infatti il Fiore (30) parlando degli scrittori della vita del Beato Paolo: "Ma più prima scritto n'avea in ottava rima italiana con frase cropanese un tal per nome Francesco, il quale, per esser nato, e vissuto cieco, dimesso il nome della famiglia, veniva detto volgarmente Francesco l'Orbo, che per esser stato ne' tempi più in là prossimi al Santo, poté del tutto essere ammaestrato della pubblica fama".
Francesco l'Orbo, o meglio "Cicco l'Orbo" era dunque un confinante dell'eremo, testimone diretto dei fatti cantati nel poema. I competenti di storia locale dicono infatti che Francesco l'Orbo, detto così perche cieco di un occhio, scrisse la vita del Beato a pochissimi anni, una decina, dalla morte di lui. Si tratta di un poema in vernacolo calabrese, andato purtroppo perduto.
I frati, dopo la morte del Beato Paolo, rimasero pacificamente nell'eremo fino al 1562. In tale anno però, al dire del Bordoni, i minori conventuali mossero lite per il possesso del luogo. I nostri, rappresentati da fra Alfonso de Barto, commissario per il regno di Napoli e la Calabria, riportarono sentenza favore¬vole dal Cardinale Protettore Fr. Alciati, nel 1578.
Non sappiamo se contemporaneamente o successivamente, i frati ebbero vari altri domicili a Belcastro: la SS. Trinita, S. Maria di Loreto, S. Biagio e poi di nuovo la SS. Trinita.
L'ordine scomparve da Belcastro nel "comune exterminium parvorum con¬ventuum", come scrive il Bordoni (31).

LAVELLO
La Provincia di Calabria possedeva anche un convento a Lavello, nella diocesi di Acerenza, nell'odierna Basilicata. Eugenio IV concesse ai frati Lorenzo e Paolo de Ragusiis una chiesa con alcuni beni della mensa vescovile, nell'anno 1444 (32).

COSENZA
Trascriviamo dal Russo (33): "In diocesi di Cosenza, i Terziari Regolari aprirono diversi conventi. A Cosenza, quello dedicato a S. Maria degli Angeli fu aperto verso il 1440, per opera di Pietro Ferrante e di sua moglie Antonia. Paco dopo ne fu aperto un altro, quello di S. Michele Arcangelo, con bolla di Eugenio IV del 31 maggio 1446, diretta all'Arcivescovo di Cosenza, al quale si comanda di introdurvi i Terziari, dopo di averne allontanato il rettore Angelo Russo. Alla fine del sec. XVI la Provincia dei Terziari Regolari di Calabria che contava allora 27 conventi, ne aveva sette in diocesi di Cosenza".
Continua il Russo: "I Terziari Regolari sono spariti del tutto non solo dalla diocesi di Cosenza, ma da tutta la Calabria. Il loro convento di S.Maria degli Angeli in Cosenza fu definitivamente soppresso nel 1783. I locali furono acquistati e adibiti ad abitazione da Pietro Salfi. La chiesa fu incendiata nel 1806, insieme con quella dell'Annunziata dell'Ospedale, perche -scrive L. M. Greco- essendosi verificata una grande mortalità nell'esercito francese e non essendo possibile provvedere al seppellimento dei cadaveri, furono questi ammonticchiati nelle dette due chiese e bruciati" (34).
Di diverso parere, circa l'origine dei due conventi di Cosenza, è il Bordoni: il convento di S. Michele Arcangelo risale al 1446, quello di S. Maria degli Angeli al 1608 (35).

TERRANOVA
Di questo convento, che ebbe come cofondatore, nel 1477, il Beato Paolo de Ambrosis, abbiamo parlato quando trattavamo di Cropani.
IL Bordoni lo colloca (36) nella "Nota conventuum non extantium" senza dire quando abbia cessato di esistere. Potrebbe trattarsi di Terranova di Sibari, presso Cosenza o di Terranova di Pollino, presso Potenza. In ambedue i casi, si sarebbe trattato di un luogo assai distante da Cropani e adatto a favorire il distacco totale del Beato dalle cose e dalle persone.

SAN LUCIDO
Le notizie più esatte su questo convento ci provengono dal p. Russo (37): "S. Maria di Pressano, presso San Lucido, concessa da Eugenio IV al terziario Francesco da Verzino il 6 maggio 1447, ma poco dopo si ebbe la revoca dal successore Niccolò V".
Net Bullarium Franciscanum (38), leggiamo infatti la bolla "Humilibus perso¬narum", emanata da Eugenio IV il 27 aprile 1446, diretta all'arcivescovo di Cosenza e al vescovo di Oppido, con la quale si ordinava che a Francesco de Verzio di Calabria, del Terz'Ordine di San Francesco, venisse conferita la cappella di S. Maria di Pressano, nella terra di Castel San Lucido, diocesi di Cosenza, rimosso il presbitero Nicola da Crotone. Più che di una cappella, si trattava di un monastero situato sul monte che sovrasta San Lucido, che era ¬stato in origine degli Agostiniani e poi dei Cistercensi.
IL 6 maggio 1447, Niccolò V concedeva che fosse data di nuovo a Francesco de Verzino del Terz'Ordine di San Francesco in Calabria la cappella di S. Maria di Pressano in territorio di San Lucido, per edificarvi un convento per sé e per i suoi compagni (39).
Ma il 16 marzo 1454 lo stesso Niccolò V ordinava all'Abate del monastero di S. Giovanni in Fiore che, dopo diligente inquisizione, privi Francesco de Verzino di Calabria, laico che si presenta come professo del Terz'Ordine di San Francesco della Penitenza, della cappella di S. Maria di Pressano e la conferi¬sca a Benedetto Scorso del Cetrato, chierico, della terra di Monte Cassino (40).
Fra Francesco da Verzino è evidentemente lo stesso che fu scacciato, insieme ai suoi compagni, dall'eremo della Florestella a Belcastro il che ci induce a ritenere che si sia trattato di un gruppo anomalo o dissidente.

ZAGARISE
Il convento di San Salvatore a Zagarise, in diocesi di Catanzaro, fu aperto nel 1535. Nel 1532, nella relazione in occasione della visita "ad limina", il Vescovo Arati diceva infatti che il convento di San Salvatore non era ancora ultimato. Fu soppresso nel 1653 (41). Attualmente non si conosce neppure la sua ubicazione.

MAGISANO
IL convento di San Salvatore a Magisano in diocesi di Catanzaro, poi S. Maria di Loreto, fu aperto grazie ad una lettera di Giulio II del 18 febbraio 1505, diretta ad Ascanio Girardino, vescovo di Catanzaro. Fu anche questo soppresso nel 1653 (42).

AMANTEA
Fuori Amantea, in diocesi di Tropea, nel 1535 fu aperto il convento di S. Maria di Loreto, poi soppresso nel 1653 (43).

GRIMALDI
IL Sordoni conosce l'anno della chiusura di questo convento, che fu forse il 1548 (44). Il Russo (45) conosce anche il titolo della chiesa: la SS.ma Concezione, e l'anno di fondazione: 1450.

DOMANICO
IL convento di S. Maria del Monte Carmelo a Domenico, in diocesi di Cosenza, fu aperto net 1550, soppresso net 1653 (46). La storia paesana ci dice che i terreni circostanti erano stati bonificati dai terziari.

SANGINETO
IL convento di S. Maria della Pietà a Sangineto, in diocesi di San Marco fu costruito nel 1558 su un fondo donato da Francesco de Simone. Si salvò dalla sopressione innocenziana (47).

LAGO
Il convento di S. Maria del Soccorso in diocesi di Cosenza fu concesso nel 1561 dal Cardinale Taddeo de Gadelis, perpetuo amministratore della Chiesa di Cosenza, per mezzo del suo Vicario Generale Onorio Greco, vescovo di Lesina (48). Anche questo si salvò dalla soppressione innocenziana.

COTI
IL convento di S. Maria della Croce, poi S. Maria delle Grazie, aperto l'anno 1570, fu coinvolto nella soppressione innocenziana (49).

FAGNANO
Il convento di San Sebastiano, in diocesi di San Marco, fu aperto nel1580 e si salvò dalla soppressione innocenziana (50).

MOTTAFOLLONE
IL convento di S. Maria della Croce, in diocesi di San Marco, fu concesso dal vescovo di San Marco, Antonio Grignetta, nel 1585. Si salvò anche questo dalla soppressione innocenziana (51).

TREBISACCE
A fra Paolo di Feulo, commissario del ministro provinciale di Calabria fra Giovanni Greco di Terranova, fu concessa nel 1586 la chiesa di S. Maria di Loreto, con il patto di costruirvi a fianco un convento (52) .
La Provincia di Calabria possedeva anche dei conventi nelle Puglie, come Patrica (romitorio di San Cataldo, concesso da Sisto IV nel 1476 con la bolla "Digna exauditione") (53), Taranto (concesso da Eugenio IV, con la sua bolla "Sedes Apostolica" del 20 giugno 1443) (54), a Stromboli (S. Maria delle Grazie) e a Lipari (S. Bartolomeo) (55).
Per pochi anni i nostri possedettero anche il convento di Pietrafitta, "seu Ballivae Casabis Francorum" in diocesi di Cosenza, dedicato a S. Maria degli Angeli, prima abitato dai cappuccini. La concessione avvenne nel 1636 ad opera di Lelio de Tallis, vicario apostolico di Cosenza, eseguendo le lettere della Sacra Congregazione a Giulio Antonio Santoro, arcivescovo di Cosenza. Soggiacque anch'esso alla soppressione innocenziana (56).

INSERIMENTO VITALE NELL'ORDINE

Veniamo ora a parlare della Provincia di Calabria, cioè del ruolo di questa provincia in seno all'ordine.
Dopo la loro partenza dalla Marca, a causa delle "marose procelle", di cui parla il Fiore, i frati conservarono i loro contatti con i confratelli terziari.
IL 31 luglio 1446, vediamo frater Cola de Calabria partecipare al Capitolo Generale di Assisi, nel quale i diciotto vocali presenti nominarono tre procuratori da inviare al papa Eugenio IV (57) per ottenere certe grazie e privilegi, e in primo luogo l'approvazione pontificia dell'Ordine, che si ebbe infatti l'anno successivo, con la bolla "Pastoralis officii" concessa da Niccolò V, che nel frattempo era succeduto ad Eugenio IV, il 20 luglio 1447.
L'anno seguente, il 3 agosto 1447, sempre in coincidenza con l'Indulgenza della Porziuncola, si tenne a Foligno un piccolo capitolo di soli sette "fratres dicti tertii ordinis".
Si trattò di clareni o di terziari propriamente detti? Il Sensi ritiene trattarsi di clareni, per il fatto che in detto capitolo risultò eletto un clareno, fra Bartolomeo de Benamatis. Ma è più probabile che si tratti di una riunione mista dei rappresentanti dei due gruppi, come era stata quella dell'anno precedente in Assisi e come sarà il Capilolo Generale del 1448 a Montefalco. I due gruppi erano infatti addivenuti ad una unione di fatto. Non si potrebbe altrimenti spiegare la presenza di "frater Geronimus Petrucciòli de Massa" e di "frater Stefanus Jacobi de Como" e crediamo anche di "frater Vitus de Calabria" (23). I primi due erano sicuramente esponenti del gruppo terziario propriamente detto e crediamo anche il terzo, dato che nei documenti ufficiali risulta la presenza in Calabria dei terziari, ma non dei clareni in quei tempi.
Non stiamo quì a riferire le alterne vicende che caratterizzarono la vita del nuovo ordine nei primi decenni della sua esistenza.
Ci basti tener presente che quando, ad iniziativa dei frati lombardi, l'ordine riprese anche ufficialmente ad esistere, i frati della Calabria furono i primi ad aderire alla sua restaurazione. Lo apprendiamo da una nota del De Sillis (58): nel 1552 fu celebrato il Capitolo Generale nel convento di S. Maria del Piratello presso Imola. Si discusse fra l'altro sulla precedenza delle singole province. Il commissario del Regno di Napoli prese a discutere con il Provinciale romano il quale, essendo più vicino alla Lombardia insieme alle provincie unite, pretendeva il primo posto dopo i lombardi. Ma Girolamo Patio, che in nome del Cardinal Protettore Rodolfo Pio da Carpi presiedeva il Capitolo, sentenziò che il primo posto spettasse ai calabresi, "tamquam qui prius Longobardis fuerunt uniti", perché per primi si erano uniti ai Longobardi.
Nei primi tempi si ritenne opportuno lasciare una certa autonomia ai vari gruppi che avevano aderito ai Lombardi. Le province di Calabria, Sardegna, Napoli, Sant'Angelo del Monte Gargano, della Puglia, di Lecce e della Basilicata facevano i capitoli provinciali nelle rispettive province, nei quali eleggevano il loro vicario provinciale, con gli altri officiali. E mandavano un padre eletto in capitolo provinciale a dare il suo voto nel Capitolo Generale della Congregazione Lombarda, nel quale si eleggeva un commissario generale per queste province.
Ai tempi del Beato Paolo però vigeva un'altra legge: al Capitolo Generale di Lombardia partecipavano il ministro provinciale e un delegato per ogni provincia. Fu in tale veste che al Capitolo Generale, celebrato a Montebello di Lodi nel 1488, partecipò il nostro Beato ed ebbe modo di incontrarsi con il Beato Geremia Lambertenghi, che in una selva vicina al convento conduceva vita eremitica.
Per mancanza di documentazione, ci è impossibile tessere una storia completa della Provincia di Calabria. Abbiamo solo qualche sprazzo di luce.
Il primo risale al 1525 e consiste in un decreto di Carlo V, l'imperatore sul cui impero non tramontava mai il sole. Nella sua qualità di re delle due Sicilie, aveva ricevuto una supplica da fra Pietro Alberico da Crotone o da Casobino, del terz'ordine di S. Francesco in abito eremitico della penitenza della congregazio¬ne lombarda, nella quale si diceva che Paolo II aveva comunicato ai frati della congregazione lombarda tutti i privilegi, gli indulti e le grazie concessi ai frati del terz'ordine di S. Francesco della Penitenza di Castiglia e di Leon a della diocesi leodiense e che Sisto IV aveva concesso al visitatore generate dell'ordine di visitare, riformare, punire, castigare e spogliare dell'abito tutti gli eremiti anche non facenti parte della congregazione.
L'imperatore emanava il suo decreto, diretto a tutti gli Arcivescovi e vescovi, abati, canonici e chierici, come pure a tutti i vicerè, governatori, principi, duchi, marchesi, conti, baroni, signori e signore del regno delle due Sicilie e di Sardegna, ingiungendo loro di prestar aiuto, consiglio e favore necessario e opportuno ai detti frati, sotto pena di incorrere nell'ira e nell'indignazione di Sua Maestà e di un'ammenda di mille ducati (59).
Il problema degli eremiti contumaci e vagabondi non si era evidentemente risotto. Vediamo infatti che nel 1563 fra Alfonso da Barco da Cropani era nominato commissario contro di essi, dal ministro generate fra Gaspare da Modena (60).
La vitalità e la santità di vita dei terziari calabresi non era affatto mediocre, se consideriamo la loro espansione anche in Basilicata, Puglie, Sicilia e i fiori di santità emersi fra loro.
Oltre al Beato Paolo da Cropani, parlando dei frati morti in onore di santità negli ordini francescani in Calabria, il Russo nomina P. Francesco Gargana da Paola "che fu compagno di S. Benedetto da S. Filadelfo e morì in fama di santo a Palermo il 27 febbraio 1597" (61).
Anche il Fiore ne parlava con queste parole: "B. Francesco: quello qual per la lunga dimora nella Sicilia dismesso il nome della Patria, veniva detto di Calabria: Fu religioso del Terz'Ordine, di molta austerità di vita, che menò sempre, orando, digiunando, vegliando, ed in altre maniere macerandosi. Morì nella Sicilia di Palermo l'anno 1597, avendone 102 di età, onorato il suo Funerale da incredibile concorso di popoli" (62). E citava Domenico Gravina vox turt. p. 2, c. 24 e Martirolog. Francesc. ad diem 22 Dcemb.

UN MINISTRO GENERALE. I MINISTRI PROVINCIALI


La provincia di Calabria e i suoi frati godevano di alta considerazione nell'ordine, tanto che il 20 maggio 1589, nel capitolo celebrato nel convento della Madonna del Piratello presso Imola, venne eletto Ministro Generale Padre Dionisio Colomba da Oriolo, che morì nel primo anno del suo generalato.
Fu nel suddetto capitolo generale che il neo eletto ministro generale P. Dionisio Colomba e i padri capitolari emanarono le prime costituzioni perma¬nenti.
Non possediamo l'elenco dei ministri provinciali di Calabria. IL Bordoni ci tramanda il nome di uno di essi: fra Giovanni Greco, che nel 1586, per mezzo del suo commissario fra Paolo di Feulo, accettò la donazione del convento di S. Maria di Loreto, da parte della comunità di Trebisacce (63).
Possediamo anche il verbale del Capitolo provinciale celebrato nel 1599, nel convento di S. Maria del Carmelo a Domanici, in diocesi di Cosenza. Presiedeva il ministro generate P. Girolamo Marchetti da Crerna. I tredici vocali, dopo aver eletto tre scrutatori, passarono all'elezione del ministro provinciale, dei due definitori del discreto e dei priori dei tredici conventi. Fra Orazio Sangenito fu eletto ministro provinciale. Abbiamo anche i nomi di tutti gli altri eletti (64).
Dal 1619 possediamo l'elenco dei partecipanti ai capitoli generali soliti a celebrarsi ogni triennio. La provincia di Calabria, così come le altre, la troviamo rappresentata dal ministro provinciale, dal discreto e dal custode. Nel capitolo generale del 1785, vediamo la Calabria rappresentata da un solo vocale: P. Eugenio Tarco, custode. Poi la provincia scompare dagli atti ufficiali dell'ordine.
Fra Giovanni Fiore, o meglio il suo continuatore fra Giovanni da Badolato, ci ha lasciato un elenco dei ministri provinciali di Calabria, ma "senza alcuna distinzione di tempo", come egli si esprime: Francesco Pugliese da Corigliano, Dionigi Colombo da Oriolo, Cherubino Jannelli da Oriolo, Francesco da Cuti, Serafino Caruso da Lago, Gio. Battista Bruno da Lago, Giuseppe Dente da Ariano di Puglia, Antonio Sacco da Lago, Tommaso Clauso da Rogliano, Gio. Antonio Pufice da Lago, Gio. Battista Clauso da Rogliano, Bonaventura Salerno da Oriolo. Giuseppe Sottile da Cosenza, Domenico Imperiale da Oriolo, Antonio Pascale da Cosenza, Antonio Corbelli da Motta Follono, Ludovico Rizzuti da Bisignano, Dionigi Spina da Lago, Gio. Andrea Bruno da Lago, Francesco Liguori da Oriolo (65) .
Sulla scorta degli atti dei capitoli generali, possiamo fare un po' d'ordine e stabilire una serie cronologica dei ministri provinciali incompleta ma sicura: P. Francesco Speranza da Cropani, Vicario provinciale (1619), P. Giovanni Tassoni, provinciale della provincia di Calabria (1622); nel 1625 vennero al capitolo soltanto i delegati padre Salustio e padre Serafino da Lago, data la morte del padre provinciale; nel 1628, fra Luca provinciale di Calabria; nel 1634, P. Nicola Orlandi; nel 1638, padre Ludovico Leoni; nel 1647 padre Filippo Sganga; nel 1653, padre Giuseppe Picci; nel 1665, padre Modesto da Bisigna¬no; nel 1683, padre Ceruti provinciale di Calabria; nel 1689, padre lettore Andrea Bruni, discreto: nel 1695, padre Antonio Sacco; nel 1701, padre Antonio Policicchio, discreto; nel 1707, padre Antonio Pisa, discreto; nel 1713, padre Giovan Battista Calusi, provinciale; net 1725, padre lettore Domenico Imperiali, provinciale; nel 1731, padre Ludovico Rizzuto, provinciale: nel 1737, padre Antonio Pascale, definitore generate e custode di Calabria; nel 1749, fu assente il ministro di Calabria; nel 1755, assente; nel 1761, padre Romualdo Caruso; nel 1767, padre Dionisio Spina; nel 1773, assente; nel 1779, padre maestro Vincenzo Gatti; nel 1785, padre Eugenio Tarco, custode.
Stranamente, solo cinque di questi nominativi si riscontrano nella lista di ventidue nomi pubblicata da padre Fiore e aggiornata fino al 1743 da fra Domenico da Badolato: Dionigi Colomba da Oriolo, Antonio Sacco da Lago, Gio. Battista Clauso da Rogliano; Domenico Imperiale da Oriolo, Antonio Pascale da Cosenza, Ludovico Rizzuti da Bisignano, Dionigi Spina da Lago.
Quali le cause del progressivo declino e in fine dell'estinzione della provin-cia? E' certo che un colpo assai grave era stato inferto alla provincia dalla soppressione dei piccoli conventi ordinata da Innocenzo X nel 1652. Fu così che i frati dovettero allontanarsi per sempre da Cropani ed inoltre da Terranova, Zagarise, Amantea, Domanico, Cuti, Belcastro e Pietrafitta.
Ma la vera decadenza e poi la fine si ebbero nel secolo XVIII. Un terribile terremoto nel 1783 fece crollare chiese e conventi. La politica giurisdiziunalista del ministro Tanucci fece il resto.

CONCLUSIONI
A due secoli di distanza dalla sua scomparsa da questa regione, il Terz'Or-dine Regolare di S. Francesco non si sente forestiero in Calabria.
Ha qui lasciato ad attenderlo uno dei suoi figli migliori, germoglio semprever¬de di questa terra generosa, che lo ha gelosamente custodito, in attesa di un glorioso risveglio.
Intendiamo parlare del Beato Paolo e della conclusione della causa per il riconoscimento del culto prestato ab immemorabili al nostro Beato e all'adempimento del voto per un felice ritorno che fecero i confratelli del Beato Paolo al momento della loro dolorosa partenza da Cropani.
Tutto è possibile con l'aiuto di Dio e la buona volontà di noi tutti.

NOTE
1. Lo storico Francesco Bordoni, nel suo Cronologium fratrum, et sororurn Tertii Ordinis S. Francisci tam reqularis quam saecularis, stampato a Venezia nel 1658, ci offre l'elenco completo dei conventi della Provincia di Calabria, con brevi note storiche su ognuno di essi. Ai suoi tempi, esistevano ancora sette conventi: Oriolo (San Francesco) del 1439, Bisignano (S. Maria delle Grazie) del 1440, Sangineto (S. Maria della Pieta) del 1558, Lago (S. Maria del Soccorso) del 1561, Fagnano (S. Sebastiano) del 1580, Mottafollone (S. Maria della Croce) del 1585, Cosenza (S. Maria degli Angeli) del 1606.
Recentemente, nel 1653, il papa Innocenzo X aveva soppresso ben nove conventi, con il pretesto che, non essendovi in essi almeno sei frati, non si potesse osservare la regola. Si estinsero cosi i conventi di: Terranova (S. Maria di Loreto) fondato nel 1477 dai frati Bernardino Negra, Ludovico de Marco e Paolo de Ambrosis da Cropani, il nostro Beato!, Cropani (San Salvatore del 1441, poi S. Maria delle Grazie del 1477, dove riposava il corpo del Beato Paolo), Zagarise (San Salvatore) del 1533, Amantea (S. Maria di Loreto) del 1535, Domanico, (S. Maria del Monte Carmelo) del 1550, Magisano (San Salvatore, poi S. Maria di Loreto) del 1505, Coti (S. Maria della Croce, poi S. Maria delle Grazie) del 1570, Belcastro, (S. Maria dello Spirito Santo, poi la SS.ma Trinita, poi S. Maria di Loreto, poi San Biagio e in ultimo di nuovo la SS.ma Trinita), Pietrafitta (S. Maria degli Angeli) del 1633.
In precedenza erano stati chiusi, per motivi che non conosciamo, i seguenti altri conventi: Belvedere (S. Nicola de Palurnbaria) fondato nel 1441, Castel SanLucido (S. Maria di Pressano) fondato nel 1447, Grimaldi chiuso nel 1548, Cosenza (S. Michele Arcangelo) fondato nel 1446, Lavello fondato nel 1444, Stromboli (S. Maria delle Grazie), Lipari (San Bartolomeo), Taranto convento fondato nel 1443, Trebisacce fondato nel 1583, Patrica (Romitorio di S. Cataldo) fondato nel 1476.
2. Leggenda dei Tre Compagni, in FF n. 1441, p. 438: Anonimo Perugino, in FF n. 1509, p. 1135.
3. BF I 30.
4. F RA GIOVANNI FIORE DA CROPANI. Della Calabria Illustrata, Libro II Calabria Sacra, Napoli, nella Stamperia di Domenico Roselli MDCCXLIII, p. 121.
5. SILLI o DE SILLIS ANTONIO, Studia originern, provectum atque complementum Tertii ordinis de Poenitentia S. Francisci concernentia. Napoli, Ex Tipographia Constantini Vitalis MDCIX, p. 32
6. BORDONI FRANCESCO, Cronologium Fratrum et Sororum TertIl Ordinis S, Francisci tam reqularis quam saecularis etc. Parmae, Tàpis Marij Vignae MDCLVIII, p. 42.
7. BORDONI FRANCESCO, Archivium Bullarum, Privilegiorum. Instrumentorum et Decretorum fratrum, et Sororum Tertii Ordinis S. Francisci. Parmae, 1àpis Marij Vignae, 1658. Instr. XI, p. 689.
8. Arch. Not. di Foligno, n. 100, Vol. 1436-37, f. 34r, 14-14-1436. Cfr ROSSETTI FELICE, La Beata Angelina dei Conti di Montegiove. Pistoia 1976, p. 109.
9. ANDREOZZI G., San Giovanni da Capestrano e Terz'Ordine di San
Francesco. Roma 1987, p. 113 ss.
10. SENSI M., Osservanze francescane nell'Italia Centrale, p. 339.
11. PAGNANI G., San Liberato e il suo convento. 1942, p. 41 e 339.
12. BF I 71.
13. BF I 458.
14. BF I 769.
15. BORDONI F., Cronologium, p. 402.
16. LUCONI, Comitia Generalia, p. 461.
17. Il Regno delle Due Sicilie, descritto e illustrato - Opera dedicata alla
Maesta di Ferdinando II, Napoli, p. 40.
18. FIORE G., Della Calabria Illustrata, p. 421.
19. BF III, 965, 474.
20. BORDONI, Cronologium, p. 403.
21. ID., p. 404.
22. BF I, 548.
23. BORDONI, Cronologium, p. 405.
24. BORDONI, Archivium, instr. XIII, p. 705.
25. RUSSO F., Regesto Vaticano per la Calabria, Vol. I, pag. 302.
26. BF Ill Suppl., p. 976.
27. WADDING, Annales, T. XI, 1446, XXVII, p. 307.
28. FIORE, Della Calabria Illustrata, cap. ILI, p. 79.
29. BORDONI, Cronologium, p. 403.
30. FIORE G., Della Calabria Illustrata, p. 79.
31. BORDONI, Cronologium, p. 402.
32. ID., p. 405.
33. RUSSO F., Scoria dell'Arcidiocesi di Cosenza, p. 134.
34. GRECO L. M. Annali della Calabria Citeriore dal 1806 al 1811. Cosenza 1882.
35. BORDONI, Cronologium, pp. 403-405.
36. ID., p. 403.
37. RUSSO, D.C. p. 144.
38. 3F 1991, p..187.
39. BF III, 190, p. 980.
40. BF II, 736, p. 861, Bolla "Dignum arbitramur et congruurn" del 16 marzo 1454.
41. BORDONI, o.c., p. 404.
42. ID., p. 404.
43. ID., p. 404.
44. ID., p. 405.
45. RUSSO, Scoria dell'Arcidiocesi di Cosenza, p. 144
46. BORDONI, o.c., p. 404.
47. ID., p. 402.
48. ID., p. 402.
49 ID., p. 404.
50 ID., o.c., p. 403.
51 ID., o.c., p. 403.
52 ID.. o.c.. p. 406.
53 iD., o.c., p. 406.
54 iD., o.c., p. 406.
55 ID., o.c., p. 406.
56 ID., o.c., p. 405.
57 SENSI, Le Osservanze francescane, p. 1333.
58 DE SILLIS A., Studia etc., p. 36.
59 ID., o.c., p. 98.
60 SORDONI, Cronologium, p. 314.
61 RUSSO, o.c., p.
62 FIORE G., o.c., p. 83.
63 BORDONI, Cronologium, p. 406.
64 PETRICCIONE V., De ratione studiorum in Tertio Ordine Regulari S. Francisci. iuxta Decreta Constitutionum Generalium ab anno 1589 ad annum 1780. In ATOR VIL p. 750, n. 3 Ex Tabul. Nat. Parm.Cod. Pal.1160,f.173r e v.
65 FIORE, o.c. Calabria Sacra, T. IL, p. 422.
66 LUCONI R., Comitia Generalia Tertii Ordinis Regularis S. Francisci e orumque acta selecta. In ATOR, T. III pp. 361-585, passim.

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