domenica 15 gennaio 2012

4. BIOGRAFIA del beato (Andreozzi, Scocca, Moretti)

LA VITA DEL BEATO PAOLO

di Padre Gabriele Andreozzi
    Padre Fernabdo Scocca
    Padre Vittorio Moretti

1. Introduzione

Per comprendere appieno un personaggio che ha esercitato un ruolo talmente importante tra la sua gente da essere ancora ricordato, venerato ed amato a cinquecento anni dalla sua morte, crediamo indispensabile inquadrarlo nel tempo e nell'ambiente in cui visse.
Fin da prima del mille, l'ascetismo cristiano, sia nella forma eremitica che in quella monastica, fece della Calabria la sua sede ideale e numerosi furono i santi che vi fiorirono.
II francescanesimo si diffuse in Calabria fin dagli inizi. Nel 1227, già i primi frati minori calabresi versarono il sangue per la fede in Marocco. Al1'apparire dei frati minori, predicatori di penitenza e di pace, come dovunque, fiorirono anche qui i penitenti di ispirazione francescana, nella duplice forma: di coloro che rimanevano nelle loro famiglie e di coloro che, al dire di Gregorio IX, "per fare penitenza si erano ritirati in segreti recessi". (l)
Lo storico cappuccino fra Giovanni Fiore, nella sua opera "Della Calabria illustrata" (2) narra quali furono in Calabria gli eventi che determinarono l'evolversi dei penitenti francescani in veri e propri religiosi del Terzo Ordine Regolare di San Francesco.

2. Ambiente storico

Nel 1439, alcuni eremiti calabresi, che avevano fatto una esperienza comunitaria "in alcuni luoghi della Marca", dove i frati erano già "claustrati", avevano dovuto far ritorno in Calabria, per causa di certe "marose procelle". Tornati in Calabria furono accolti dal Vescovo di Bisignano, dove aprirono il loro primo convento. Si estesero poi ad altri luoghi. Nel 1440 aprirono un eremo a Cropani, lontano un miglio dall'abitato e lo denominarono di San Salvatore. Fondatore di questo e degli altri eremi di Calabria era fra Biagio Margione di Sinisi d'Anglona "homo probatissimo e degno d'ogni lode per le sue virtù, benignità, qualità e santità" come leggiamo in un documento forse contemporaneo, trascritto e autenticato dal Notaio Gian Battista Truscia di Cropani nel '600 (3). Paolo d'Ambrosio aveva allora otto anni. Era nato a Cropani il 24 gennaio 1432. Tristi tempi correvano allora per la Calabria e si protrassero ed aggravarono nel corso degli anni. Scrive Ernesto Pontieri: (4) "Mezzo secolo di guerre dinastiche... avevano sconvolto la Calabria. dividendone gli animi in fazioni e funestandola da un capo all'altro... Molti odi l'avevano dilaniata e imbarbarita per oltre cinquanta anni; e la miseria, prodotto di molte cause, pesava sul paese. Scarse e languenti erano le attività produttive che animavano le poche città; non meno dimesso il vivere civile delle loro sparute popolazioni... Peggiore lo stato delle campagne. In esse, sotto il peso di dure calamità, traeva i suoi giorni un gregge di contadini sui quali, più che su altri gruppi sociali gravavano maggiormente gli antichi mali della contrada.
Pesanti gravami fiscali li avevano dissanguati ed esasperati; d'altra parte, il vertiginoso succedersi degli eventi, il sostituirsi improvviso di padroni dal diverso colore politico, o senza parte alcuna, avevano loro tolto la nozione della legge e dell'autorità costituita. In alto, al di sopra di questo infelice proletariato, vi erano i potenti col dominio incontrastato della situazione: baroni riottosi... funzionari regi, rapaci ed esorbitanti, capitani di ventura... che non hanno né pietà né moderazione... Miseria dunque e anarchia aduggiano tanta parte della Calabria sin dai primi decenni del secolo XV, miseria morale e materiale; anarchia, qua e là nella vita pubblica e privata... A ciò si aggiungano terremoti, epidemie e carestie, brigantaggio, depressione spirituale e demografica". Questo è il quadro che bisogna tenere presente se si vuole comprendere l'ambiente nel quale il d'Ambrosio nacque, visse e morì, e il ruolo che si trovò ad esercitare tra i suoi compaesani, che a lui ricorrevano per consiglio ed aiuto, ottenendone il desiderato conforto. Anche quelle che sembrano, e forse sono, leggende, possono avere un significato, se viste in queste tristi ma reali prospettive.

3. Fonti

Fonti dirette e fonti indirette ci forniscono notizie sufficienti e sicure sulla vita, le virtù, la fama di santità, i miracoli del beato. Le fonti ora esistenti sono costituite da scrittori del '600, che però hanno attinto da fonti contemporanee al beato o di poco posteriori. Essi sono:
F. BORDONI (1595-1671) autore di tre vite del beato, contenute nella sua opera "Controversiae morales" (5) , nel "Calendario delle vite de' Santi e Beati etc." (6) e nel "Sacrum Syllabarium etc" (7) , dichiara di aver attinto "ex quodam libello scripto per certos fide dignos et testes pariter idoneos, qui liber conservatur in eodem conventu Cropani" (8) , "ex documentis apud nos dicti Conventus S. Salvatoris Cropani" (9) e , per ciò che riguarda i miracoli, dichiara di fondarsi sugli scritti di fra Bernardino, teste "de visu" (10) .
F. FIORE (1622-1683), autore dell'opera "Della Calabria illustrata", nativo anche lui di Cropani, tratta a più riprese del beato, suo lontano parente, e indica le fonti alle quali ha attinto: "Più prima (del Bordoni) scritto ne avea in ottava rima italiana con frase cropanese un tal per nome Francesco, il quale per essere nato e vissuto cieco, dismesso il nome della Famiglia, veniva detto volgarmente Francesco l'orbo, che per essere stato in tempi più in là prossimi al santo, poté del tutto essere ammaestrato dalla pubblica fama" (11) .
Il Fiore cita anche un'altra fonte, anteriore a Francesco l'Orbo "un antico scritto a penna, qual si conservava nell'Archivio della medesima Religione in Cropani", lo stesso evidentemente che è citato dal Bordoni.
I1 terzo autore che afferma di aver attinto a fonti contemporanee al beato o di poco posteriori, è DOMENICO MARTIRE (12) , cosentino, vissuto nel '600 e morto nel 1710. Egli afferma di aver desunto "da MS di Gualtieri, fol. 100 e da certa leggenda in verso volgare composta da P. Francesco Sergio di Cropani". Inoltre afferma: "E anche in quel convento serbavasi un processo".
L. Accattatis ci fornisce il titolo dell'opera MS del Gualtieri, contenente la vita del beato Paolo (Cfr. Bibliografia della Relazione Commissione Storica).
Non siamo a conoscenza di altre vite più antiche, ma sappiamo dal Fiore che ai suoi tempi esistevano "molte" vite del beato (13) .
E dal Martire sappiamo che esisteva "un processo", (14) evidentemente quello che precedette il "Monitorium" di Flavio Orsini…
Possiamo, pertanto, così delineare la vita del nostro beato.

4. Nascita e giovinezza

Paolo d'Ambrosio nacque a Cropani i1 24 gennaio 1432 (15) .
Secondo la tradizione locale, riportata dal P. Fiore, cropanese e consanguineo dei d'Ambrosio, fin da bambino, Paolo lasciò presagire la sua futura santità, dando prova di "senno, modestia e virtù". E anche di prodigiosa intelligenza: "Applicato alle umane lettere, sembrò d'averle divorate, poiché, correndo troppo nel corso di quelle, appena era posto nella classe dei primi che già si scorgeva maturo all'altra degli ultimi". Era sempre disponibile a servire "a qualunque altro voleva servirsene per affari domestici". "Tra per le fattezze del volto, che erano assai belle, e tra la bontà del costume, il suo più frequente nome presso tutti era quel d'Angelo".

5. Entra in convento

Aveva diciotto anni il giovane Paolo, quando prese una decisione, che tutti ormai si aspettavano: quella di dedicarsi al servizio di Dio per tutta la vita. C'era a Cropani un copioso clero locale e due antichi monasteri: ma Paolo scelse il più povero dei conventi, quello di San Salvatore, una fondazione recente di frati dell'Ordine della Penitenza, detto il Terzo Ordine di San Francesco, da pochi anni installati nelle campagne di Cropani, a circa un miglio di distanza dall'abitato. I frati non vivevano sempre in convento, ma spesso si dividevano nelle circostanti caverne per condurre una vita di totale contemplazione e assoluta penitenza, oppure per annunziare a vicini e lontani la penitenza e la pace.
Erano rimasti fedeli alla linea del primitivo francescanesimo, che si divideva tra il raccoglimento di Rivotorto o della Porziuncola, delle Carceri o della Verna, e le più spericolate missioni evangeliche. In particolare, seguivano le norme del primitivo Ordine della Penitenza, i cui membri, al dire di Gregorio IX, "per fare penitenza si ritiravano in segreti recessi". (16)
Dal 1450, in poi, anno dell'ingresso di Paolo a San Salvatore avvennero dei fatti, che misero a dura prova la perseveranza del giovane novizio. Il Fiore (17) racconta che la fondazione dell'eremo di San Salvatore era avvenuta nel 1440, grazie ad un benefattore, Pietro Massaro, che aveva donato un terreno e fabbricato una chiesolina col nome del Salvatore e vi attaccò poche cellette per l'abitazione.
Nel 1450, proprio l'anno dell'ingresso di Paolo, il benefattore morì, lasciando ai frati la sua eredità. Un nipote del benefattore defunto, il prete Giovanni Massaro, approfittando del fatto che i frati si erano allontanati dall'eremo, lasciandovi un solo frate come custode, ottenne dalla Corte di Catanzaro il riconoscimento dei suoi diritti ereditari sull'eremo "e di fatto ne prese possesso". Appellarono i frati e riportarono sentenza favorevole, ma anche il pretendente appellò e, pertanto, venne la causa commessa a Monsignor Nicola Michele Cosa, Vescovo dell'Isola, il quale "restituì ai frati il monasterio e la chiesa". Si ripetette dunque a Cropani quanto era accaduto a San Francesco e ai suoi primi compagni, che un asinaio allontanò da Rivotorto. Non per questo il giovane Paolo ed i suoi confratelli si tirarono indietro dalla vita di "uomini della Penitenza" che avevano prescelto.

6. Sacerdote per obbedienza

Dal noviziato al presbiterato, i fatti sono cosi sintetizzati dal Bordoni: "Factus Christi miles in monastica observantia et exercitiis spiritualibus caeteris praestabat, silentio, orationibus, divinis meditationibus, ieiuniis et disciplinis assidue erat occupatus. Ex obedientia sacerdos factus 1458 quotidie, iminaculatum Deo sacrificium offerebat"(18). E cosi pure il P. Fiore: "Ma se nella casa paterna era vissuto religioso, che poi non fu in quella del Signore? Come qui è la palestra della virtù, cosi il novello soldato s'applicò con tanto ardore d'animo che in un convento, dove di quel tempo fioriva la santità, non fu veduto religioso alcuno, anche de' più consumati nella perfezione, di lui, o più frequente nel Coro, o più astinente alla mensa, o più umile negli esercizi, o più profondo nel silenzio, e, quantunque giovane per l'età e novello nella religione, sembrava però il più provetto nell'una e nell'altra. Compiuto il Noviziato con tanta lode e fatta la professione, non si rilasciò dal sentiero intrapreso: anzi che vie più incaloritosi nell'osservanza religiosa non s'ordinò Sacerdote che fu l'anno 1458, che al solo imperio dell'ubbidienza, che per altro, fisso l'occhio all'esempio del suo Serafico Patriarca, aveva risoluto di seguirlo nell'imitazione"(19).
Umiltà, spirito di contemplazione, assiduità alla preghiera, astinenza, silenzio e tutto questo, "con tanto ardore d'animo". Con l'ordinazione sacerdotale, ebbe inizio il periodo di vita attiva del Beato. I biografi ci riferiscono in sintesi quale sia stato il suo comportamento. Scrive il Fiore: "Ordinato adunque Sacerdote, ed eletto Guardiano, era troppo frequente il concorso dei popoli, quali se gli affollavano, chi per consiglio dell'anima, chi per consolo nei travagli, tutti per glorificare Dio nel suo servo, tanto maggiormente che alcuni molti, senza anche favellare si udivano discoverta la cagione della loro andata, e il remedio preparato a loro bisogni" (20). Cosi pure il Bordoni: "Ex obedientia sacerdos factus 1458, quotidie immaculatum Deo sacrificium offerebat. Multi ad eurn concurrebant pro consiliis tum animae tum corporis, quorum mentem, et cordis desideria antequam loquerentur praenuntiabat illis, ministrando documenta salutis, nemo accessit ad eum tristis, qui non redierit consolatus: dissidentes facili negotio reconciliabat" (21).

7. Stima e virtù

E cosi pure il Martire: "Quivi sparsa la fama della sua santità e bontà gli concorreva della gente, menandoci infermi e altri travagliati e tutti eran da colui consolati"(22) . La stima di cui era circondato dai confratelli fece si che il Beato venisse eletto più volte priore e una volta delegato al capitolo generale dell'ordine. Scrive il Bordoni: "Prior non semel in dicto conventu (Cropani) mores reformavit suorun subditorum quos magis exemplo et opere, quam verbo, et persuasione ad perfectionem vitae religiosae perduxit"(23). Durante il suo priorato a Cropani, avvenne un fatto che dimostra l'impegno del beato per il progresso del convento e insieme la stima che di lui avevano i suoi sudditi: "Fratres eiusdem ordinis in dicto loco volentes cum cementariis accomodare lignum praeparatum super duos parietes, et non invenientes sufficienter longum, nimis enim breve erat, et non poterat contingere utrumque parietem et aliud non habentes, vocaverunt F. Paulum qui, admonitus de ineptitudine trabis, dixit: Confidite, filii, in Domino, qui lignum longabil juxta nostram indigentiam, aptamus iterun lignum, et Deum laudabimus gratias agentes. Ministri igitur, Beato adiuvante, ligntun extulerunt, et imposuerunt super ambos parietes utrinque, et satis, superque in extremis parietum apparebat. Quod augmenti miraculum videntes Deo gratias egerunt" (24) .
In altre opere, lo stesso Bordoni aveva riferito il miracolo come avvenuto dopo la morte del beato. Procedendo in ordine cronologico, troviamo due fatti, che crediamo in relazione fra di loro. In data 23 marzo 1476 Sisto IV concedeva ai frati di San Salvatore di trasferirsi presso le mura di Cropani, nella edificanda chiesa di S. Maria La Grazia: "propter loci distantiam et aeris intemperiem sibi valde incommodam mutare possint in aliam sub titulo S. Mariae de Gratia prope dictum oppidum edificandam ibidemque confraternitatem S. Salvatoris alias de Battenti vocatam admittere" (25) . L'intenzione dei frati era dunque di trasferirsi definitivamente presso il paese. Interessante è la menzione della confraternita di San Salvatore o dei Battenti, evidentemente una associazione di penitenti istituita dai frati di San Salvatore. La tentazione dell'inurbamento, che già aveva in parte afflitto l'ordine dei minori, si andava facendo strada anche tra i penitenti del terzo ordine.
In stretta relazione con questa decisione confermata dalla bolla di Sisto IV, crediamo che sia la concessione dell'eremo di S. Maria di Loreto a Terranova ai frati Bernardino Negra, Ludovico de Marco e Paolo de Ambrosiis (26) avvenuta nel 1477. Il trasferimento in paese non avvenne per allora, ma solo nel 1623 quando, al dire del Fiore, "infestati li religiosi del Salvatore dalla gente di campagna... presero ad ingrandire l'ospizio che poi, perfezionato in forma di monastero compiuto, abbandonarono l'altro. Vi si ritirarono l'anno 1622"(27) .
L'eremo di Terranova fu un convento dell'ordine fino al 1653, quando soggiacque alla soppressione innocenziana. Non abbiamo le prove che ivi di fatto si sia trasferito il beato, anche se per breve tempo. Gli altri due concessionari dell'eremo, fra Bernardino Negra e fra Ludovico de Marco, erano due insigni religiosi, fraternamente uniti a fra Paolo, come risulta da episodi vari di cui parleremo.

8. Penitente e contemplativo a Scavigna

L'eventuale permanenza del beato a Terranova non deve essersi comunque protratta a lungo, giacché ben presto vediamo il beato nell'eremo di Scavigna, dove poi santamente morì, lasciandovi imperituri ricordi, come le Grotte del B. Paolo e il poema di Cecco l'orbo. Checchè ne sia della permanenza del beato a Terranova, è certo che egli trascorse un buon numero di anni a Scavigna. Scrive il Fiore: "Ma l'uomo di Dio che più gustava la familiare conversazione del suo Signore che quella degli uomini, se non sol quanto vi si framezzavano gli interessi di Dio, abborrendo questi concorsi, pensò sottrarsene, come già fe', cominciando ad abitare (che fu il tempo più lungo della sua vita) un Conventino oggidì rovinato, ma allora di molta santità, fra Cropani e Belcastro, detto Santa Maria dello Spirito Santo, in una tenuta di Terre, dette Scavigna. Ma quanto più egli studiava come seppellirsi fra le tenebre delle solitudini, tanto più studiava il Cielo, come discoprirlo con la luce dei suoi favori" (28). La toponomastica locale ha conservato il nome di "Grotte del Beato Paolo" a certe caverne che si trovano non lontano dalla contrada di Scavigna (29). Nei pressi, la stessa carta geografica militare riporta il luogo dove si trovava la casa e la possessione del poeta cieco, Cecco l'orbo, che conobbe da vivo il beato e ne cantò poi le Lodi "in ottava rima italiana con frase cropanese".
Il Bordoni espone il motivo del nascondimento del beato nell'eremo di Scavigna: "per aver maggior comodità di servir Dio, orando e contemplando li sacrosanti misteri della Passione del Signore" (30). La meditazione sulla passione di Cristo è sempre stata, infatti, una caratteristica della spiritualità penitenziale. Nell'eremo, e particolarmente nelle sue "Grotte", il beato aveva tutto l'agio di far penitenza: "Mortificava il suo corpo con lunghi digiuni, discipline, cilici e flagelli per mantenerlo soggetto alla ragione"(31) .

9. Senso della giustizia e chiaroveggente

Avvenne a Scavigna un fatto che lo stesso Bordoni riferisce in due versioni diverse. Nel "Calendario" infatti scriveva: "Una volta d'ordine del superiore diede certe cose a sua madre con patto che le donasse per amor di Dio. La madre non osservò l'ordine datole ma le tramutò in tanti ovi. Dopo questo, andando un giorno con altre donne a detto convento di Scavigna per vederlo, f. Paolo, vedendo da lontano sua madre che non aveva fatto quello che le era stato ordinato, sapendo ciò per divina rivelatione, cominciò ad esclamare come lei haveva venduta quella robba e non data per amor di Dio, non dovendosi defraudare le limosine dovute ai poveri. Si stupì la madre con le altre donne, poiché la cosa era tanto segreta che nessuno la sapeva, eccetto che li contrahenti, onde fu giudicata divina rivelatione"(32).
Del medesimo fatto il medesimo Bordoni aveva presentato una versione più benevola nelle sue "Controversiae": "... dum viveret, ex obedientia dedit matri suae nonnullas res pauperibus distribuendas a quibus ipsa vicissim in signurn gratitudinis recepit tria ova deferenda F. Paolo: antequam autem ea offerret, reprehensa fuil a filio, qui in spiritu praenoverat matrem suam dono recepisse ea a pauperibus a quibus nihil erat accipiendum"(33).
Evidentemente romanzate sono alcune versioni popolari del fatto, secondo le quali la madre avrebbe rubato un galletto e lo avrebbe cucinato per portarlo al figlio e lungo la strada avrebbe rubato fichi bianchi e fichi neri da alberi diversi. Per obbedire a suo figlio, che le aveva ordinato di restituire quanto aveva rubato, la madre avrebbe depositato i fichi bianchi e i fichi neri su uno stesso albero di fichi, che da allora produsse fichi di due colori, e avrebbe riportato a casa il galletto arrosto, che di notte sarebbe risuscitato e tornato al suo pollaio (34) .

10. Itinerante e in bilocazione

Sono in molti a raccontare il fatto più straordinario della vita del beato: la bilocazione, avvenuta a Roma, nella chiesa di S. Maria della Consolazione.
Il Fiore lo racconta così: "L'anno adunque 1488, andato con fra Bernardino da Bisignano, altri dicono al capitolo generale, qual si celebrava in Montebello di Lodi, altri, che alla visita de' luoghi santi..." (35) .
Sospendiamo il racconto per notare come ai tempi del Fiore, varie vite realmente esistessero del beato Paolo: "altri... altri".
Riprendiamo il racconto del Fiore: "celebrando Messa nella Chiesa di S. Maria della Consolazione, casa di questa Religione in Roma, come fu al primo memento, tutto si vide avvolto dentro una meravigliosa nuvola scesa dal cielo, e osservata da tutti i circostanti, avendola così durato buona pezza, onde perciò trattane in curiosità la gente, ed egli costretto dall'ubbidienza a dire, quello gli fosse occorso, disse ch'essendo già morto suo padre in Cropani, gli era convenuto dargli un abbraccio ed un Requiem. Racconto che come fu di molta edificazione a chi lo seppe, cosi rese al Servo di Dio non dissimigliante concetto di santità. Con l'occasione di questo viaggio visitò tutti gli altri Santuari famosi d'Italia, avendovi consummato più d'un anno, dopo del quale, fatto ritorno in Provincia, si portò addirittura al suo luogo di Scavigna sul principio del 1489".
Secondo il Bordoni, il capitolo generale fu il motivo del suo viaggio, con frequenti deviazioni per visitare i santuari: "Vocatus ad Capitulum Generale anno 1488, celebrandum in conventu Montisbelli diaecesis Laudensis in Lombardia uti Prior ivit cum Patre Fratre Bernardino, transeundo Romam, ubi celebrando Missam in Ecclesia S.Mariae Consolationis (nondum conventun SS. Cosmae et Damiani habebant concessum anno 1512) sibi in Memento diu immobili permanenti, Deus revelavit mortem sui patris, quem Deus dignatus est ut in spiritu adesset funeri paterno, quod post missam dictus Provincialis a beato patre instructus narravit in occulto nonnullis praesentibus Missae querentibus causam tantae morae in Memento exactae. Et statim ambo recesserunt a loco ad Capitulum Generale pergentes celebratum 25 aprilis, in quo electus fuil F. Bernardus de Septemagnis Cremensis, vir pietate doctrina et prudentia ornatus. Licentiatus, cum aliis discessit redeundo visitavit loca insigniora devotionis sanctae Domus Lauretanae, Sacrontm Stigmatum, ac sacrum Corpus Seraphici Patris, et dictis visitatis locis sanctis Urbis domum pervenerunt ad Conventum Scavignae initio Januarii 1489 (36). Con leggere varianti, il fatto è narrato dal Martire: "Verso la fine della vita, volle andare in Roma a visitare i santuari e provvedersi d'indulgenze. E celebrando Messa nella Chiesa di S. Maria Consolatrice, facendo il primo Memento, fu veduto adombrato d'una piccola nube, e ritardò per qualche tempo: interrogato dagli astanti, rispose che in quel punto, il suo genitore fosse passato nell'altra vita, e egli allora gli aveva detto il Requiem aeternam. Pubblicatosi questo per Roma, fu visitato e tenuto in molta stima di santità" (37). Vari elementi storici rendono plausibile l'abbinamento del viaggio per il Capitolo Generale con la visita ai Santuari. Il 25 aprile 1488 fu celebrato un Capitolo Generale a Montebello di Lodi. Le leggi della Congregatio Longobarda, di recente istituita e alla quale i calabresi per primi avevano aderito (nel 1552 sarà ufficialmente riconosciuto che il primo luogo in Capitolo spettava ai Calabresi "tantum qui prius Longobardis fuerunt uniti") (38) prescrivevano la partecipazione del ministro provinciale e di un delegato. E' ugualmente plausibile che a Roma i due frati siano stati ospitati a S. Maria della Consolazione, avendo l'ordine in quel periodo perduto il convento di San Girolamo e non ancora ricevuto quello dei SS. Cosma e Damiano. A Montebello, viveva un altro grande penitente, il beato Geremia Lambertenghi, detto "il martire dei chiostri". Ma l'incontro dei due beati non ha lasciato un riscontro nella storia.

11. Morte e stima di santità

Siamo ormai all'ultimo scorcio di vita del beato. Sulla via del ritorno dal Capitolo, fra Paolo aveva confidato al suo compagno di viaggio, fra Bernardino, ministro provinciale, che fra breve sarebbe morto (39) . Forse per questo fra Bernardino accompagnò fra Paolo fino a Scavigna, e non si diresse al suo convento di Bisignano che era nei pressi di Cosenza. Lo stesso annuncio egli diede a sua madre al suo primo incontro dopo il ritorno: "Come tosto si udì il suo arrivo, furono a vederlo molti, fra quali venne la Madre, vivente ancora. La vide e l'ascoltò con molta amorevolezza il Beato, raccontando a lei e ad altre donne venute in sua compagnia le cose vedute, e osservate in quei Luoghi Santi, dando loro molte divozioncelle portate da quel viaggio. Gioiva la buona madre nel vedersi d'appresso chi tanto amava, ma poi terminò la gioia in una grave amarezza. E fu che nel prender congedo le disse l'altro, che quello dovea essere l'ultimo loro abboccamento, mentre da lì a otto giorni, qual'era il festivo alla Conversione dell'Apostolo l'avrebbe chiamato a sé: dovesse però racconsolarsi, ch'ambedue per la divina misericordia fra breve si avrebbero riaboccato nell'altra e miglior vita; indi abbracciatala teneramente, bagnato di figliali lacrime, le diede licenza" (40). Gli ultimi giorni del beato ci vengono cosi descritti dal Bordoni: "... domum pervenerunt (lui e fra Bernardino) ad Conventum Scavignae initio januarii 1489. Mortem quam sibi in regressu a Capitolo praedixerat, ex febricula quatuor , aut quinque dierum vexante illum, sacrosanctis Ecclesiae sacramentis munitus, admonitis Fratribus suis, de bono exemplo dando et de observatione Regulae, quam professi fuerant, subsequuta fuit vita felicior in Domino die 24 januarii eiusdem anni 1489"(41). Ancor più copioso di notizie è il P. Fiore: "Egli altresì ritiratosi dalla conversazione de' suoi Religiosi, s'applicò con più fervore alla contemplazione de' divini Misteri; purificò la sua coscienza col lavacro della penitenza, e preparò ogni altra cosa, qual gli parve necessaria per quell'ultimo passaggio. Intanto, sorpreso da una leggerissima febbricciuola, in cinque giorni rese lo spirito al Signore li 24 Gennaio 1489, avendo prima fatto un acceso discorso a quei suoi Religiosi sopra il buon esempio dovuto a loro prossimi, e sulla puntuale osservanza della regola già promessa a Dio e al loro Padre S. Francesco; discorso che loro trasse dagli occhi un fiume di lacrime, considerando la grave perdita quale tutti facevano nella morte di lui" (42) . Veramente preziosa agli occhi del Signore fu la morte del suo servo fedele. Lo dimostrano i numerosi fatti prodigiosi che si susseguirono e la sempre crescente devozione popolare, ancor viva ed ardente, a cinquecento anni dalla morte.

NOTE

(1) Bullarium Franciscanum I, 30, Bolla "Nimis patenter" del 20.5.1227.
(2) G. FIORE, Della Calabria Illustrata, II, p. 421.
(3) Cfr. Cap. II, I luoghi del beato Paolo, la sua famiglia, il suo ordine.
(4) E. PONTIERI, La Calabria a metà del secolo XV e la rivolta di Antonio Centelles. Napoli 1963, p. 113.
(5) F. BORDONI, Controversiae Morales, non solum Ecclesiasticis Praelatis, Regularibus, Iudicibus, Confessariis, verum etiam Causidicis, Advocatis, et aliis in utroqueToro causal agentibus perutiles et accomodatae. Romae MDCLII. Contr. XIII, nn. 47-48, p. 192 ss.
(6) F. BORDONI, Calendario de/le Vite de Santi, e Beati et altri Servi di Dio, degni di memoria, Canto Frati, quanto Suore, Religiosi, e Monache del Ter:'Ordine di S. Francesco Secolare et Regolare. MS. p. 31 ss.
(7) F. BORDONI, Sacruin Syllaharium de vita Sanctorum, Beatoruin, e Servo rum Dei, Tertii Ordinis S. Francisci, tam Secularis, quam Reg/ilaris, Aldo puro, simplici et .sincero, compendiose c/igestum. MS, pp. 129 ss.
(8) ID., Controversiae Morales, p. 194.
(9) ID., Calendario, p. 34.
(10) ID., Sacrum Syllabarium, p. 130.
(11) G. FIORE, Della Calabria Illustrata, T. II, p. 79.
(12) D. MARTIRE, Calabria Sacra e Profana. Vol. II, p. 200.
(13) G. FIORE, o.c., p. 79.
(14) D. MARTIRE, o.c., p. 200.
(15) G. FIORE, o.c., p. 79.
(16) BF I 30, Bolla "Nimis patenter" del 26 maggio 1227.
(17) G. FIORE, o.c., p. 420.
(18) F. BORDONI, Controversiae Morales, p. 194.
(19) G. FIORE, o.c., T. II, p. 80.
(20) ID., o.c., p. 80.
(21) F. BORDONI, Controversiae Morales, p. 192.
(22) D. MIARTIRE, o.c., p. 198.
(23) F. BORDONI, Controversiae Morales, p. 192.
ID., De miraculis, p. 189.
(25) BF II 965; G. ANDREOZZI (A cura di), II Beato Paolo e la sua C'ropani, p. 121.
(26) F. BORDONI, Archivium Bullarum, Privilegiorum, Instrumentorum, et Decretorum Fratrum, et Soronun Terzii Ordinis S. Francisci, collectorum per Rever. P. Magistrum F. Franciscum Bordonum Parmensem eiusdem Ordinis Professum, et Generalem. Parmae 1658. p. 403.
(27) G. FIORE, o. c., T. II, p. 422.
(28) ID., o.c., p. 80.
(29) Carta geografica militare, F. 242.
(30) F. BORDONI, Calendario etc., p. 32.
(31) ID., o.c., p. 32.
(32) ID., o.c., p. 32.
(33) ID., Controversiae, p. 193.
(34) STANIZZI M. LINA, I Fioretti del Beato Paolo, in "IL Beato Paolo e la sua Cropani". p. 83.
(35) G. FIORE, o.c., p. 80.
(36) F. BORDONI, Controversiae, p. 192.
(37) D. MARTIRE, o.c., p. 198.
(38) A. DE SILLIS, Studia originem, Provectum atque Complementum Tertii Ordinis de Poenitentia S. Francisci concernentia. Neapoli 1619, p. 36.
(39) F. BORDONI, Controversiae, p. 192.
(40) G. FIORE, o.c., p. 81.
(41) F. BORDONI, Controversiae, p. 192.
(42) G. FIORE, o.c., p. 80.

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