lunedì 16 gennaio 2012

20. I FIORETTI DEL BEATO PAOLO di MARIA LINA STANIZZI (1990)



La Calabria è fiera per l'apporto di alta spiritualità che in tutti i tempi e in tutti i campi ha dato alla Patria comune. Ma è anche fiera della sua bellezza paesistica, che pochi conoscono: "Siamo in fondo allo stivale, nel più bel paese del mondo", scriveva Luigi Paolo Courier, che vi era giunto con l'esercito napoleonico del generate Regnier.
"E' contrada ricchissima di meravigliosi spettacoli della natura", scrisse un altro francese, il Lenormant, nella sua celebre opera "La Magna Grecia". Che cosa sia questa bellezza non è facile dire. Certo dipende dallo spiccato contrasto fra monti e marina, dall'alternarsi di vallate ubertose e cime granitiche arse dal sole, dalla lieve improvvisa apparizione di un paesaggio pieno di luce all'oscura ombra di foreste impenetrabili, dagli ampi orizzonti aperti sui mari, alle numerose gole alpestri, sonore di acque correnti.
Terra di meditazione, si apre tutt'intera con le sue luci abbaglianti e le sue cupe ombre ai pellegrini silenziosi e pensosi della bellezza.
Il suo fascino, lontano dai soliti allettamenti preparati in altri luoghi, a lento ma duraturo; a come quei profumi, che sembra debbano subito svanire, eppure resistono at tempo e penetrano di se ogni cosa.
Politicamente la Calabria si divide in tre province: Catanzaro, Cosenza e Reggio. Nella provincia di Catanzaro, su di una deliziosa collina, ricca di uliveti, sorge Cropani, quasi sicuramente di origine greca, assai interessante per i suoi monumenti, fra i quali primeggia il Duomo, costruito nel secolo XIV.
La tradizione riporta la data di origine della nostra "Cattedrale" al 1486, in essa hanno officiato 12 canonici e un Arciprete.
Ma Cropani deve ritenersi fortunato perchè ha dato i natali al Beato Paolo d'Ambrosio, nato il 24 gennaio 1432 dall'antica famiglia degli Ambrosi, oggi estinta. Paolo, fin dall'infanzia, fu esempio di serietà per i suoi coetanei.
Il 12 marzo 1450 entrò nel Convento di S. Salvatore, officiato dai frati del Terz'ordine Regolare di S. Francesco. Si dimostrò sempre diligente e volenteroso negli studi intrapresi, sempre pronto a fuggire il peccato e fermo nel proposito di acquisire quelle virtù evangeliche che lo resero degno di essere consacrato Sacerdote nel 1458.
Sempre caritatevole, casto, ubbidiente, umile, virtuoso, ma soprattutto dedito alla preghiera, devoto della Madonna e amante di Gesù Sacramento, divenne prediletto al Signore e agli uomini. La fama della sua santità si diffuse ovunque; anche dai paesi lontani accorrevano a Lui per preghiere e consigli. Ma, amante della solitudine, perché solo così poteva dedicarsi interamente alla preghiera e vivere di essa, si ritirò in un Convento chiamato di S. Maria dello Spirito Santo in contrada "Scavigna" tra Cropani e Belcastro, dove passò la maggior parse del suo tempo dedicandosi alla preghiera, rubando, spesso, tempo al sonno.
Visse una vita di apostolato, preferendo i poveri che soccorreva e consolava.
Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di preghiera, per manifestare il nostro amore per il Padre che ci ha creato e perché possiamo trovare pace in questo mondo caotico, dove tutti siamo presi dall'ansia di arrivare, di conquistare ed accumulare beni terreni. IL Beato Paolo con la sua vita contemplativa, a cinquecento anni dalla sua morte, continua ad essere per tutti noi concittadini un esempio ed un invito alla preghiera, la sola che dà forza e ci salva.
Il Beato è venerato dai Cropanesi, che nei momenti difficili ricorrono alla sua intercessione ed Egli continua ad operare grazie e prodigi per i suoi concittadini. Paolo diede segni della sua singolarità fin dalla nascita; si narra, infatti, che i vicini, in quella lontana notte del 24 gennaio del 1432, videro la casa degli Ambrosi andare in fiamme; spaventati corsero in aiuto, ma quando arrivarono non videro più le fiamme, ma trovarono la padrona di casa che aveva dato alla luce un bambino a cui fu imposto il nome di Paolo: nome che doveva, poi, diventare tanto caro ai Cropanesi, che in suo onore continuano ad imporlo ai loro figli.
Nell'eremo di Scavigna, spesso, andava a fargli visita sua madre. Paolo, come si può leggere nella breve biografia che il P. Parisi ha scritto del Beato, amò teneramente i suoi genitori, verso i quali fu sempre sollecito, non solo perche gli avevano dato la vita, ma perché gli avevano trasmesso la fede e lo avevano incamminato verso la vita religiosa.
Il suo esempio è molto importante, specialmente nel mondo di oggi dove gli anziani, maltrattati, emarginati, messi in ospizi, muoiono d'inedia e di solitudine.
La tradizione ricorda la madre del Beato con un aneddoto curioso. Si dice che in una delle sue visite a Scavigna portò al figlio un galletto ripieno, fichi bianchi e fichi neri. Tutti e due i doni erano stati ottenuti in modo illecito; infatti, la madre, poiché poverissima, aveva rubato il galletto, entrato per caso in casa sua, e aveva preso i fichi da alcuni alberi del "Fossone", un appezzamento di terreno che si trova lungo la strada per recarsi a Scavigna. Il Santo ringraziò la mamma, ma le disse di riportarsi i doni e di rimetterli nel posto in cui li aveva presi.
La madre, preoccupata, nel ripassare dal "Fossone" posò i frutti su di un fico e, oh meraviglia! I fichi si attaccarono ai rami dell'albero, che da quel giorno produsse fichi bianchi e fichi neri. "L'albero del Beato Paolo", come si chiamò dopo il fatto prodigioso è rimasto in vita fino a 70 anni fa, come testimonia Carolina Guzzetti di anni 82.
Arrivata a casa, la mamma del Beato posò per terra il tegamino col galletto ripieno; a notte, come per miracolo, il galletto si alzò, cantò e andò via. Agli occhi dei non credenti questa testimonianza può sembrare un po' fiabesca e cercheranno di allontanare i fedeli dalla veridicità di essa, ma per i Cropanesi e i credenti tutti è indice della grande santità del Beato Paolo.
Nel 1488 il Beato Paolo partecipò al Capitolo Generale di Montebello di Lodi (Lombardia); lasciò l'eremo di Scavigna per accompagnare il P. Bernardino da Bisignano. Con lui durante il viaggio visitò molti santuari e luoghi francescani: Roma, Assisi, La Verna, Loreto. Mentre il Beato si trovava in viaggio, morì a Cropani suo padre. I biografi raccontano che Paolo ne venne a conoscenza mentre celebrava ea Massa nella Chiesa di S. Maria della Consolazione in Roma, e affermano che ebbe il dono della bilocazione per assistere suo padre morente. Dopo il Capitolo del 1488, molto commovente fu l'incontro del Beato can la madre, ormai motto anziana, estasiata per la narrazione del lungo viaggio. Ben presto, però, nel cuore della povera mamma subentrò il dolore quando il figlio le disse che presto sarebbe passato all'altra vita per ricongiungersi al Creatore. Per consolare la madre piangente le annunziò che in breve tempo anche lei sarebbe morta e le assicurò che si sarebbero uniti in cielo.
Paolo, prima di morire, manifestò il desiderio che dopo la morte il suo corpo venisse trasportato a Cropani. A morte avvenuta (24 gennaio 1489), i belcastresi, devoti del Beato, reclamarono il suo corpo; ne sorse una lite tra Cropani e Belcastro che si pensò di risolvere affidando il corpo del Santo ad un carro guidato da buoi selvatici. I buoi, come guidati da mani sicure ed esperte, si diressero verso Cropani con grande gioia dei suoi abitanti. I belcastresi, allora, strapparono il mantello al Beato; infatti a Belcastro, fino a 65 anni fa, si facevano solenni festeggiamenti in onore del Santo con Messe e processione del "Mantello", ora non più reperibile. Che sia esistita tale reliquia lo testimonia Filomena Leone, vivente e nativa di Belcastro, sposata e domiciliata a Cropani. Si narra ancora che le ruote del carro lasciarono lungo il percorso dei profondi solchi, rimasti intatti fino a 65 anni fa. Mio nonno paterno, Stanizzi Giuseppe, quando era ancora in vita, soleva indicare a mio padre, allora bambino, questi solchi dicendo che quella era la strada tracciata dal carro che trasportava il corpo del Beato.
Pare, anche, che mentre il corpo veniva trasportato dai buoi selvatici, fosse avvicinato da un contadino che andava a Belcastro per dare l'estremo saluto alla figlia morta. Il contadino si meravigliò molto nel vedere il volto del morto bagnato di sudore, come se avesse fatto un lungo cammino a piedi, allora per compassione prese il suo fazzoletto e lo passò sul volto del morto asciugandone il sudore. Il contadino, poi, proseguì il proprio cammino; giunto a casa della figlia morta, piangendo si piegò su di essa per baciarla per l'ultima volta, e con il fazzoletto con cui aveva asciugato il sudore del Beato sfiorò il volto della figlia. Subito avvenne un prodigio: la giovane donna riacquistò la vita con grande meraviglia e gioia di tutti i presenti.
Il corpo del Beato venne seppellito nella Chiesa Conventuale dei Religiosi del Terz'Ordine Regolare del SS. Salvatore, che si trovava lontano dall'abitato. Qui vi rimase fino al 23 marzo 1622, anno in cui venne trasferito nella Chiesa di S. Maria delle Grazie presso le mura, ma quando nel 1653 il Convento venne soppresso per ordine di Innocenzo X, il corpo del Beato venne portato nella Chiesa Collegiata, dove attualmente si trova; le reliquie, infatti, vennero incluse in una teca, posta nel petto del busto ligneo del Beato. Il 28 aprite del 1660 l'Ordinario Filippo Visconti confermò l'autenticità delle reliquie, riconfermata, poi, durante la visita pastorale del 16 dicembre 1737, data in cui fu, pure, concessa la licenza per la processione della statua per le vie del paese. Il 1826 Mons. Emanuele Bellarado fece apporre i sigilli all'urna contenente le reliquie.
Per quanto concerne la statua del Beato, si narra che mentre officiava nella Chiesa Madre il Reverendo Michele Apa, adducendo come pretesto il fatto che il Beato Paolo era stato un frate del Terz'Ordine Regolare di San Francesco, fece portare la statua al Convento dei Cappuccini, ma, come per miracolo, il mattino dopo, il Reverendo trovò la statua nella sua nicchia; con ostinazione per ben tre voile la fece riportare al Convento e per tre volte consecutive si manifestò lo stesso fenomeno: il Santo era nella sua nicchia! Don Michele Apa era stupefatto, ma ciò che lo fece desistere dal suo proposito fu l'apparizione del Beato stesso, che molto severamente l'ammoni percuotendolo con la croce che aveva in mano e dicendogli che le sue reliquie con la sua statua dovevano restare nella Chiesa Matrice. Da quel giorno, don Michele iniziò a venerare il Beato con messe e novene. Degno di nota è, pure, un avvenimento accaduto nei primi anni di Ministero a Cropani del defunto Arciprete D. Pullano, che sacerdote novello aveva voluto togliere l'usanza di fare altarini per poggiarvi le statue dei Santi durante le processioni. Avvenne che proprio durante la processione in onore del Beato, 25 gennaio 1930, davanti la casetta ritenuta del Beato Paolo, per ordine dell'Arciprete la statua non venne posata sull'altarino allestito per l'occasione, allora essa divenne tanto pesante che i portatori non poterono procedere oltre e dovettero posare la statua davanti la porta della casa. C'è chi afferma, tra questi Carolina Guzzetti, che il volto del Santo divenne roseo ed imperlato di sudore. Da allora in poi è continuata la devozione di appoggiare la statua del Santo sull'altarino allestito davanti la porta della sua casetta, sita in via Beato Paolo, 36.
Dopo la morte il Beato concesse numerose grazie a coloro che lo invocavano con fiducia; ed è stato sempre solerte benefattore di Cropani, i cui abitanti nei momenti di grande siccità o tempesta ricorrevano al Santo con preghiere e facendo penitenza, ed Egli esaudiva le loro suppliche, a secondo delle necessità, facendo piovere o cessare le tempeste.
Io stessa, da bambina, ho assistito ad uno di questi avvenimenti prodigiosi. Ricordo che pioveva in modo torrenziale da diversi giorni; i terreni erano allagati e le case più vecchie sul punto di crollare. Se avesse continuato a piovere ancora per qualche giorno, sarebbe stata la rovina per molti; allora, come nei momenti di bisogno, si pensò di ricorrere al Beato Paolo: si suonarono le campane a festa, i fedeli accorsero numerosi e ferventi, la statua del Santo fu portata fuori dalla Chiesa; si pregò, si cantarono le litanie dei Santi e, come per prodigio, le nuvole incominciarono a diradarsi e piano piano dileguarsi, fino a far comparire il sereno. Ancora una volta il Beato aveva mostrato la sua benevolenza e la sua protezione su Cropani. Il mio cuore esulta a tale ricordo, per la gioia di essere stata tra coloro i quali assistettero a tale prodigio. Ricordo che officiava il Missionario Padre Paolo Drusini, in sostituzione dell'Arciprete Domenico Pullano, costretto a letto da una paralisi agli arti inferiori.
Che il Beato Paolo continua ad essere benevolo benefattore dei Cropanesi e che esaudisce chi si rivolge a Lui con fiducia lo testimonia Assunta Argirò di anni 69, nata e domiciliata a Cropani, che per l'intervento del Beato nel 1947 ha ricevuto la grazia di guarire di un male, polisierosite specifica, per il quale i medici del Policlinico di Roma non le avevano dato alcuna speranza. Chissà quante altre grazie il nostro Beato ha concesso senza che a noi venisse tramandata alcuna notizia! Cropani, a cinque secoli dalla sua morte, continua a nutrire viva devozione e venerazione; tutti ricorrono a Lui nei momenti del bisogno e ne sono consolati. Possa presto essere scritto nell'albo dei Santi!

Io sottoscritta Stanizzi MariaLina dichiaro che quanto ho scritto si basa esclusivamente su testimonianze di tradizione popolare, tramandate finora oralmente, ma alle quale si crede e si tiene fede.
Cropani 25.01.1990
(segue firma della sig.a Stanizzi)

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